Gagà per decreto, riecco i foulard

Siamo tutti gagà. Anzi, gagavirus. Tutti con il nostro bel «fularino» al collo, alzato sulla bocca e sul naso

Gagà per decreto, riecco i foulard

Siamo tutti gagà. Anzi, gagavirus. Tutti con il nostro bel «fularino» al collo, alzato sulla bocca e sul naso. Perché tanto le mascherine nelle farmacie ancora non si trovano e quando vedi qualcuno con una bella Ffp3 schiaffata sulla faccia, capo desideratissimo nella collezione primavera-estate-ecchissaquando 2020, pensi subito: dove l'avrà trovata (segue parolaccia)?

Chi la maschera non ce l'ha, nemmeno la squallida chirurgica verde angoscia da 50 centesimi l'una (prima della pandemia, ora costa almeno due euro) deve ricorrere al proprio guardaroba. L'ordinanza entrata in vigore da ieri in Lombardia (e subito copiata dalla regione Toscana) prevede di potersi arrangiare con sciarpe, foulard, cache-col. Capi decadenti, un po' agé, che ognuno indossa in modo differente, chi con risultati sopra l'asticella della decenza, chi abbondantemente sotto. Ma improvvisamente questi pezzi di seta o di cachemire finora riserva di caccia di play boy esodati, di cicisbei leziosi e oltre ogni moda, di amatori del vintage a oltranza, di danarosi frequentatori del jet set caprese, di ammiratori del «royal look» si trovano improvvisamente promossi sul campo a dispositivi medici di emergenza. Un po' come la cicoria che all'epoca delle ristrettezze belliche si trovò a fare le veci del caffè, che più lo mandavi giù e più giù restavi, con buona pace di Nino Manfredi.

Nella spettrale metropolitana milanese, per le strade di una maledetta (e inutile) primavera, si vede di tutto. Qualcuno - di rito identitario - indossa la sciarpa della propria squadra del cuore, e così prende due piccioni con una fava, visto che la serie A è ferma e non c'è più occasione di rispolverare la propria fede calcistica. Qualcun altro - di rito meteorologico - rinvia il cambio di stagione e allunga il contratto agli sciarponi invernali, che a indossarli ora che fa calduccio viene voglia di consegnarsi armi e bagagli al Covid. Qualcun altro ancora - di rito familiare - chiede a nonna in prestito quel foulard dalle dimensioni di una tovaglia e lo avvoltola su se stesso finendo per somigliare a un terrorista palestinese. Qualcuno infine - di rito cavalleresco, riporta alla luce quel capo indossato l'ultima volta ventisette anni fa, nell'ultima stagione ruggente di ambizioni da gentleman de noantri.

Alla fine anche avere avuto qualche pretesa da raffinati galantuomini può avere i suoi vantaggi. In attesa - naturalmente - che la farmacia sotto casa torni a essere rifornita di mascherine chirurgiche d'ordinanza. Perché Ffp is the new black.

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