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Galantino sfida ancora Salvini: "Io comunista? Seguo il Vangelo"

Tornano gli scontri tra Salvini e monsignor Nunzio Galantino. Il segretario della Cei da Venezia: "Salvini mi definisce comunista? Non me la prendo"

Galantino sfida ancora Salvini: "Io comunista? Seguo il Vangelo"

Che monsignor Nunzio Galantino e Matteo Salvini non si amino non è forse un mistero. Quando il segretario della Cei era più in primo piano sulla questione migranti non mancavano gli scontri con il leader della Lega. Poi il segretario del Carroccio è diventato ministro dell’Interno e gli screzi sono diminuiti di numero. Ma ogni tanto non mancano di tornare a galla.

Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo, lo ricorderete, Salvini mostrò fiero un Vangelo e un crocifisso dal palco del comizio in piazza Duomo a Milano. Apriti cielo. Il leghista fu attaccato da ogni parte e alla fine anche Galantino bollò la trovata come atto di sciacallaggio "per quattro voti in più".

Oggi però il segretario della Cei è tornato all’attacco. “Salvini mi definisce comunista? - ha detto in una intervista a Corriere Tv - Non me la prendo, perché se per 'comunista’ intende una persona che guarda negli occhi la gente, ascolta le loro storie e non sta con le mani in mano ma cerca di fare qualcosa, allora quello significa seguire il Vangelo".

Nunzio Galantino era alla mostra del Cinema di Venezia e non ha lesinato critiche nei confronti dell’inquilino del Viminale. "Ho sentito parlare dei migranti come di persone che non fanno nulla - ha detto il monsignore -. Invece di fare strada ai poveri, corriamo il rischio di farci strada con i poveri. In Italia ci sono 26mila persone accolte dagli istituti ecclesiali e non da oggi”. Forse Galantino non ricorda che, come rivelato dal Giornale, gran parte di quei migranti ospitati dalle associazioni e parrocchie in realtà vengono finanziati con soldi pubblici. Di contribuenti italiani.

Certo, dopo la soluzione al caso Diciotti tra la Chiesa e la Lega è tornato un po’ di dialogo in seguito a tanto gelo. Ma Galantino insiste: “Quando si dice 'aiutiamoli a casa loro’ - ha detto - noi abbiamo missionari che da secoli stanno lì a fare promozione umana oltre che evangelizzazione.

È questione di informazione, conoscenza, storia, non di propaganda".

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