Garlasco, prelievo di Dna alle gemelle e agli amici

Incidente probatorio, disposti confronti genetici per le Cappa e i ragazzi più vicini a Stasi e Sempio

Garlasco, prelievo di Dna alle gemelle e agli amici
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Alberto Stasi e Andrea Sempio, il condannato e l'indagato. Gli amici dell'uno e dell'altro, Marco Panzarasa per Stasi, Roberto Freddi e Mattia Capra per Sempio. Le gemelle Paola e Stefania Cappa, riemerse alla ribalta di una vicenda da cui speravano di essere uscite per sempre. E persino tre carabinieri passati, nel caos ingiustificabile del 13 agosto 2007, sulla scena del crimine. È questo l'elenco con cui si dovranno confrontare le tracce che si spera di trovare nei nuovi corpi di reato scovati dalla inchiesta bis della Procura di Pavia sul delitto di Garlasco. Non vuol dire che nell'inchiesta ci siano nuovi sospettati, nemmeno significa che i pm di Pavia ipotizzino un complice accanto a Sempio. Significa solo che troppe omissioni sono avvenute in passato, nella vecchia indagine, e stavolta non si vuole lasciare niente di inesplorato. D'altronde si riparte proprio da possibili indizi che diciott'anni fa non vennero neanche considerati: soprattutto il barattolo di yogurt e due confezioni di Estathè recuperate nella spazzatura di casa Poggi. Non sono stati esaminati, non sono state depositati all'ufficio corpi di reato (ed è un bene, perché sarebbero stati distrutti) ma sono rimasti al laboratorio di Medicina legale di Pavia, a temperatura ambiente, per diciott'anni. Facile immaginare che, qualunque risposta diano, sarà facile contestarne l'attendibilità.

Ieri mattina si tiene l'incidente probatorio, ovvero l'affidamento degli incarichi ai periti che dovranno esaminare i reperti. Si troveranno il 17 giugno, insieme ai periti delle difese, e non sarà una giornata semplice. Probabilmente si dovranno fare delle scelte. Cosa cercare sul barattolo e sulle confezioni? Il Dna o le impronte digitali? Fare entrambe le analisi è difficile, perché le tecniche per estrarre un dato rendono impossibile cercare l'altro. L'obiettivo prioritario sarà probabilmente il materiale genetico, ma non è escluso che ci si dirotti sulle impronte, se dovessero emergere maggiori probabilità di successo.

Il giudice preliminare ha dato novanta giorni di tempo ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani, fissando la ripresa dell'udienza per il 25 ottobre. Sono tempi resi inevitabili dalla complessità delle domande: compresa la più importante, che è sulla qualità del materiale genetico trovato sulle unghie di Chiara Poggi. Tracce degradate, insufficienti a fare confronti, come stabilì otto anni fa la prima indagine su Andrea Sempio, che anche per questo fu prosciolto? O materiale chiaro, del tutto idoneo a identificarne il proprietario, come dicono da sempre i legali di Alberto Stasi e come sostiene ora anche la Procura di Pavia? A rendere ardua la risposta dei periti del giudice è la distruzione del Dna, avvenuta negli ultimi esami effettuati. Il confronto tra scienziati avverrà unicamente sulla base dei documenti elaborati nelle fasi precedenti.

La lunga attesa per il responso dei periti non ferma le indagini tradizionali. Come dimostra il prosciugamento di un fosso alla ricerca di una possibile arma del delitto, si va avanti con tutti gli strumenti possibili.

Anche se Gianluigi Tizzoni, legale dei genitori di Chiara Poggi, dice amaro: «Dopo diciotto anni fa specie pensare che all'epoca non scavarono nemmeno nel giardino di Stasi e non guardarono nemmeno nei mille canali che circondano Garlasco e la casa di Stasi. Comunque bene che si facciano questi approfondimenti, ci sorprende è che queste cose non sono state fatte prima».

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