Guerra in Ucraina

Gas, Zelensky incalza l'Ue. E Draghi punta sull'Africa

Il 21 aprile il premier in Congo e Angola, a maggio in Mozambico. L'intesa con l'Algeria agita Madrid

Gas, Zelensky incalza l'Ue. E Draghi punta sull'Africa

L'invasione militare voluta da Putin andrà avanti ancora. Se mai qualcuno avesse avuto dubbi, infatti, nelle ultime 48 ore il Cremlino ha dato indicazioni evidenti sulla non praticabilità di alcun negoziato né confronto diplomatico tra Mosca e Kiev. Così, Zelensky decide di puntare su quello che è il tema cruciale della guerra in corso alle porte dell'Europa ormai da oltre un mese e mezzo. In un video-collegamento con il Parlamento della Lituania, infatti, il presidente ucraino chiede ai Paesi dell'Ue di fissare un termine, Stato per Stato, entro il quale verranno interrotte le importazioni di gas russo. È del tutto evidente, infatti, che - al netto delle sanzioni commerciali già in vigore - sia proprio la questione energetica il principale motore economico della macchina militare di Mosca. Non a caso, in più di una circostanza Draghi non ha esitato a dire che «stiamo finanziando la guerra russa». L'Europa in generale, ma - ha precisato il premier - Germania e Italia in particolare, i due Paesi dell'Unione europea che più dipendono dall'importazione di gas russo.

Sul punto, non è un mistero, l'Ue non si muove in maniera uniforme. E anche chi si dichiara pubblicamente a favore dell'embargo totale ha spesso grandi riserve. Certamente le ha Berlino, che importa il 49% del suo fabbisogno di gas dalla Russia. Come pure l'Italia, che in queste ultime settimane si è mossa sul tema con molta prudenza cercando di tenersi - seppure sottotraccia - in scia con lo scetticismo tedesco. D'altra parte, anche il nostro Paese importa da Mosca ben il 46% del gas che utilizza. Una dipendenza che non ha pari nel Vecchio continente, basti pensare che la Francia ottiene solo un quarto della sua fornitura dalla Russia, mentre il Regno Unito attinge circa la metà del suo fabbisogno di gas da fonti nazionali.

Nonostante la cautela, però, Draghi è ben consapevole che la dipendenza energetica da Mosca non è un tema ulteriormente rimandabile. A prescindere da come e quando si concluderà il conflitto, infatti, è impossibile continuare a immaginare di essere economicamente nelle mani di uno Stato ostile e inaffidabile. Di qui l'accelerazione per diversificare quanto prima fonti e fornitori, concentrando l'azione diplomatica-commerciale su quei Paesi che più rapidamente possono rifornirci. Così, agli accordi siglati ad Algeri lunedì - l'intesa tra Eni e Sonatrach prevede di aumentare fino a 9 miliardi i metri cubi di gas forniti all'Italia attraverso il gasdotto TransMed - saranno seguiti da partnership strategiche anche con altri Paesi africani. Giovedì 21 aprile, infatti, Draghi ha in programma una doppia visita diplomatica: la mattina in Congo e il pomeriggio in Angola. E a inizio maggio toccherà anche al Mozambico.

L'obiettivo, insomma, resta quello della diversificazione. Anche se è abbastanza chiaro che l'Algeria e gli altri Paesi africani con cui l'Italia sta lavorando sono, magari per ragioni diverse dalla Russia, anch'essi politicamente instabili. E, dunque, in una prospettiva di medio periodo economico, non necessariamente affidabili. L'accordo tra Italia e Algeria, per dire, ha creato grande agitazione in Spagna, un Paese fortemente dipendente dalle forniture di Algeri. La scelta del premier spagnolo Sanchez di sostenere la posizione marocchina nel conflitto del Sahara Occidentale, infatti, avrebbe indispettito il presidente algerino Tebboune, spingendolo - ipotizzavano ieri i principali quotidiani spagnoli - a prediligere acquirenti alternativi a Madrid.

Insomma, l'unico modo per uscire davvero dalla dipendenza energetica di Paesi che da un giorno all'altro possono minacciarci di chiudere i rubinetti è quello di concentrarci sul fronte interno: spingere forsennatamente sulle rinnovabili, riattivare le piattaforme di estrazione del gas nell'Adriatico e acquistare nuovi rigassificatori.

Quella che Draghi definisce la «nuova strategia energetica dell'Italia».

Commenti