Gaza, giallo sull'annuncio di Trump. "Riconoscerà lo Stato Palestinese"

L'indiscrezione alla vigilia del viaggio nel Golfo. I dubbi degli analisti e la smentita dell'ambasciata americana in Israele. Ma pesano le frizioni tra Donald e Netanyahu

Gaza, giallo sull'annuncio di Trump. "Riconoscerà lo Stato Palestinese"
00:00 00:00

Donald Trump potrebbe intraprendere un radicale cambio di strategia in Medioriente. Alla vigilia della partenza del presidente americano per la missione in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati, i media israeliani rivelano che il tycoon sarebbe addirittura pronto ad annunciare il riconoscimento dello Stato della Palestina nel corso del suo viaggio nella regione. Fonti diplomatiche del Golfo persico citate dal Jerusalem Post affermano che «Trump farà una dichiarazione riguardo allo Stato della Palestina e il riconoscimento da parte degli Usa, sottolineando che si stabilirà uno Stato della Palestina senza la presenza di Hamas». «Se un annuncio ci sarà - precisano le fonti - costituirà la dichiarazione più importante che cambierà l'equilibrio dei poteri in Medio Oriente».

La notizia viene immediatamente smentita dall'ambasciatore statunitense in Israele Mike Huckabee, il quale la definisce «una sciocchezza», precisando che il giornale ha bisogno di fonti migliori e che suo «nipote di 4 anni, Teddy, è più affidabile». Lo Stato ebraico «non ha un amico migliore del presidente», precisa. La Casa Bianca invece (per ora) non commenta, ma altri osservatori ritengono improbabile che il comandante in capo effettuerà una simile mossa. Ahmed Al-Ibrahim, ex diplomatico del Golfo, sottolinea con The Media Line di non aspettarsi che «il grande annuncio» anticipato da Trump riguardi la Palestina: «Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e re Abdullah II di Giordania non sono stati invitati. Sono i due paesi più vicini all'Anp e sarebbe importante che fossero presenti a un evento come questo». Ma «ci saranno intese rilevanti, forse simili a quanto accaduto al vertice Golfo-Stati Uniti del 2017, con accordi sauditi per un valore di oltre 400 miliardi di dollari. Non dimentichiamo che gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato investimenti negli Usa per oltre 1.000 miliardi di dollari, e Riad per oltre 600 miliardi».

In ogni caso sono sempre più gelidi i rapporti tra Trump e Benjamin Netanyahu. Recentemente, diversi media statunitensi hanno parlato della frustrazione del tycoon per la linea portata avanti dall'alleato e negli ultimi giorni Washington ha annunciato la distribuzione di aiuti a Gaza senza Israele. La situazione nella Striscia è drammatica da quando Tel Aviv ha deciso di bloccare tutte le consegne più di due mesi fa. «Gli israeliani saranno coinvolti nel garantire la necessaria sicurezza militare, perché questa è una zona di guerra, ma non nella distribuzione del cibo o nel suo trasporto a Gaza», spiega Huckabee. La sicurezza nei punti di distribuzione sarà garantita «da appaltatori privati», mentre l'esercito israeliano fornirà la sicurezza «a distanza». Annunci che il governo di Netanyahu non ha commentato. Israele sostiene che non vi è alcuna crisi umanitaria a Gaza e il blocco imposto il 2 marzo mira a costringere Hamas a rilasciare gli ostaggi ancora trattenuti lì dall'attacco del 7 ottobre 2023. Altre fonti sostengono addirittura che Trump sia così frustrato con l'alleato da aver interrotto i contatti diretti con lui: sebbene nessuna delle due parti abbia ufficialmente chiarito i dettagli della presunta frattura, pochi giorni fa il primo ministro israeliano ha promesso che il suo paese «si difenderà da solo» contro i ribelli Houthi in Yemen dopo che The Donald ha raggiunto un accordo con il gruppo sostenuto dall'Iran. Il presidente ha spiegato che gli Stati Uniti hanno deciso di interrompere la campagna militare in cambio della cessazione degli attacchi degli Houthi contro gli interessi americani nella regione. E venerdì mattina, il capo del Pentagono Pete Hegseth ha annullato la sua visita a Tel Aviv in programma in questi giorni.

Infine, anche la rimozione di Mike Waltz come consigliere per la sicurezza nazionale avrebbe in parte a che fare con la posizione di Trump in Medioriente. Alcuni analisti, considerando che Waltz ha spinto per una guerra contro l'Iran, sostengono che la sua estromissione sia un segnale che le voci pro-diplomazia dell'amministrazione Usa stiano contrastando i falchi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica