Gaza, scatta la pausa umanitaria. Ma è già polemica: "Insufficiente"

Aiuti dal cielo e sui camion per fronteggiare l'emergenza alimentare. Il ministro dell'Energia israeliano, Eli Cohen: "La decisione per evitare sanzioni europee"

Gaza, scatta la pausa umanitaria. Ma è già polemica: "Insufficiente"
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La speranza arriva dal cielo, da cui finora sono piovute bombe. La folla sente il rombo degli aerei che si avvicinano, avvista i paracadute pronti ad atterrare con i pacchi di cibo per sfamare i civili. E la corsa per la sopravvivenza comincia, anzi ricomincia. Una breccia si è aperta nel disastro umanitario di Gaza. E a contribuire in maniera decisiva all'obiettivo pare sia stata la minaccia di sanzioni dell'Unione europea a Israele. Lo riferisce a radio "Reshet Bet", dell'emittente Kan, il ministro dell'Energia israeliano Eli Cohen, secondo cui il rischio di ritorsioni europee ha pesato molto sul cambio di linea. Forse persino più delle immagini choc dei bambini pelle e ossa e delle denunce delle organizzazioni umanitarie sulla diffusa e crescente malnutrizione nella Striscia. Così, dopo mesi di critiche feroci, il governo israeliano di Benjamin Netanyahu si è convinto a fare di più e farlo subito.

Che la si chiami "tregua tattica", che le si chiamino "pause umanitarie", da ieri sulle tre località dove è ormai concentrata gran parte della popolazione palestinese - la città di Gaza a Nord, Deir al-Balah al centro e al-Mawasi a Sud - il cibo si aspetta anche tenendo gli occhi in su, oltre che attraverso nuovi "corridoi umanitari", utili anche per recapitare medicine. Sarà così ogni giorno dalle 10 alle 20 "fino a nuovo avviso", dopo l'annuncio di venerdì sera.

Nonostante le pause militari, i morti a Gaza ieri sono stati oltre cinquanta negli attacchi israeliani. Altre sei persone sarebbero morte per fame, 133 in tutto da inizio conflitto, a cui vanno aggiunti altri 24 palestinesi uccisi nei pressi dei centri di distribuzione di aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, secondo fonti del ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas.

Orrore e speranza, fame e attesa si mischiano a 660 giorni da inizio conflitto. Anche gli aerei di Giordania ed Emirati Arabi Uniti sganciano 25 tonnellate di aiuti e l'Egitto fa entrare 120 camion attraverso il valico di Rafah. Israele annuncia inoltre l'inizio dei lavori per la realizzazione di un acquedotto che porterà acqua desalinizzata dall'Egitto alla zona di al-Mawasi, un'iniziativa degli Emirati. L'Onu promette di intensificare gli sforzi per la distribuzione del cibo, l'Unicef accoglie "con favore" la notizia dei nuovi aiuti. Ma il premier Netanyahu, durante una visita alla base aerea di Ramon, prima ricorda che si continuerà a combattere con l'imperativo di "eliminare Hamas", poi spiega che "qualsiasi strada sceglieremo per farlo, dovremo continuare a consentire l'ingresso di forniture umanitarie minime. Lo abbiamo fatto finora". Infine torna a battagliare con l'Onu: "Dicono che Israele non permette l'ingresso di aiuti umanitari. Ci sono convogli sicuri, ci sono sempre stati, ma oggi è ufficiale. Non ci saranno più scuse".

Eppure le polemiche non si fermano. I parenti degli ostaggi temono che slitti la liberazione dei propri cari, che la tregua umanitaria allontani la vera tregua, sulla quale "tocca a Israele decidere", dice il presidente americano Donald Trump, scioccato per le "terribili" immagini della fame a Gaza e indispettito perché l'Ue non lo ha ringraziato dei 60 milioni di aiuti per la Striscia. Non solo. Una decina di persone sono rimaste ferite a causa del lancio dei pacchi, una conseguenza già sperimentata l'anno scorso e che rende l'operazione pericolosa. Per l'associazione Oxfam "lanci mortali dal cielo e un piccolo numero di camion non cancelleranno mesi di fame programmata a Gaza". Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, è d'accordo.

Reputa l'intervento "essenziale" ma "insufficiente": "Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco che possa porre fine alla guerra, affinché gli ostaggi vengano rilasciati e gli aiuti possano entrare via terra senza ostacoli". Il premier Keir Starmer ha richiamato il governo dalla pausa estiva per discutere di Gaza.

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