
Da Genova al referendum, passando per le manifestazioni pro-Gaza. L'incantesimo del Campo largo sembra si sia già spezzato.
Giuseppe Conte bombarda a piè sospinto la coalizione «testardamente unitaria» (copyright Elly Schlein), Matteo Renzi e Carlo Calenda, sul Medio Oriente riescono perfino a parlarsi di nuovo non potendo andare in piazza con il Pd, i Cinque Stelle e il duo Fratoianni-Bonelli. E pure sui quesiti al voto domenica e lunedì ognuno sembra procedere per conto suo. Dunque, si prospetta un'altra settimana di precisazioni, distinguo, divisioni. A spingere per il mischione, ormai, sono rimasti soltanto Schlein e Alleanza Verdi e Sinistra. Tra tutte le maschere del centrosinistra, il ruolo di guastatore principe spetta di diritto a Conte. «La somma aritmetica non funziona», ha detto l'ex premier, mentre ancora a Genova il Pd festeggiava la vittoria di Silvia Salis. Nel percorso che porterà al fine settimana di mobilitazioni per Gaza, con il culmine nel voto sul referendum, a emergere sono prevalentemente le spaccature. Sulla guerra tra Israele e Hamas si è arrivati a un soffio dalla piazza unitaria. Ma, di fronte alle richieste di Sinistra per Israele, Azione e Italia Viva, Schlein ha tirato dritto. La «piattaforma» resta quella della mozione presentata in Parlamento da Pd, M5s e Avs. Nessuna esplicitazione di sostegno all'opposizione israeliana e a quella di Gaza, né coccarde gialle per chiedere il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. E allora ognuno nella sua piazza. Con i riformisti della minoranza dem che invece si recheranno a entrambe le manifestazioni. Quindi venerdì renziani e calendiani si vedranno a Milano per l'iniziativa «Due Popoli, due Stati, un destino». Parole d'ordine diverse animano l'altro troncone dell'opposizione, che invece sfilerà in corteo a Roma per dire «basta complicità». «Il 7 giugno tutti in piazza San Giovanni per dire basta al massacro di civili palestinesi, ai crimini di Netanyahu, per chiedere il cessate il fuoco, il riconoscimento dello Stato palestinese perché anche i palestinesi come gli israeliani hanno diritto a vivere in pace, in sicurezza in uno Stato che gli sia riconosciuto», insiste Schlein. Nel mezzo ci sono i riformisti del Pd. Molti andranno a entrambi gli eventi, ma montano le critiche per l'atteggiamento di Schlein, considerato troppo accondiscendente nei confronti di Conte. Ci mette la faccia la vicepresidente dell'Europarlamento Pina Picierno: «Credo sarebbe stato più utile non escludere nessuno, soprattutto quando si ha il sospetto che questo avvenga solo per alleviare i pruriti di qualche alleato riottoso».
Non va meglio sul referendum. Mentre il quorum resta una chimera, ufficialmente per cinque «sì» ci sono solo la sinistra dem e Avs. La segretaria, infatti, sarà a Bari martedì con Fratoianni e Maurizio Landini, mentre per il M5s non ci sarà Conte, ma Chiara Appendino. La minoranza del Pd non seguirà la segretaria sul lavoro e sullo stop al Jobs Act. Sì solo alla cittadinanza anche per Iv e Azione. Il M5s invita a votare a favore dei quattro quesiti della Cgil e lascia libertà di coscienza sulla cittadinanza. Conte spiana il campo largo anche ai ballottaggi.
A Matera il candidato M5s Domenico Bennardi non sosterrà il dem Roberto Cifarelli. Mentre, su Taranto, l'avvocato ha dettato condizioni: «Ci dicano se vogliono il nostro appoggio sui temi identitari». Il centrosinistra ha aperto alle richieste. Schlein continua a inseguire.