L'economia italiana scivola, inarrestabilmente, all'indietro. La produzione industriale è precipitata ai livelli del 2009, mentre nel resto d'Europa è tornata a salire. E la deflazione - a luglio una stima, oggi una certezza - fa ripiombare il Paese in pieno Dopoguerra, ma senza lo slancio della ricostruzione: non si salva neppure Milano, un tempo «locomotiva d'Italia». Proprio qui, in questi giorni si è aperto il cantiere del rilancio europeo, subito investito da una doccia gelata: i numeri dell'Istat e quelli, altrettanto preoccupanti, di Bankitalia, che segnala a luglio un nuovo record del debito pubblico a quota 2.168,6 miliardi di euro, quasi 95 miliardi in più rispetto al luglio del 2013.
La deflazione era nell'aria già da luglio, ma ad agosto è peggiorata rispetto alle previsioni. Risultano ben quindici le grandi città italiane dove l'indice dei prezzi è negativo: undici i capoluoghi di provincia, tra cui, oltre a Milano, anche Roma e Torino. A livello nazionale, l'Istat rileva un aumento dell'inflazione ad agosto dello 0,2% rispetto al mese precedente e un calo dello 0,1% rispetto al 2013.
Delude anche la produzione industriale che in luglio registra un calo dell'1% su base mensile e dell'1,8% su base annua. In giugno, al contrario, una crescita dello 0,9% su base mensile e una dello 0,4% su base annua avevano fatto sperare in una ripresa, sia pure iniziale. Invece, l'alternarsi di numeri positivi e negativi dimostra quanto l'economia italiana sia ancora fragile. Nella media del trimestre maggio-luglio la produzione industriale è diminuita dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, invariata invece nella media dei primi sette mesi dell'anno.
«I dati negativi purtroppo ce li aspettavamo», è l'amaro commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ribadendo la necessità che il governo adotti «tutte le decisioni e le misure» per sostenere le imprese, per far crescere il Paese. Il progetto, secondo il leader degli industriali, «non può che ripartire dalle imprese, in particolare quelle manifatturiere: solo noi possiamo creare il lavoro e solo con la creazione del lavoro c'è progresso, benessere civile e sociale per il Paese». Intanto,il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto cosiddetto «sblocca Italia», varato dal Consiglio dei ministri il 29 agosto, che prevede «misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive».
Ma i consumatori sono preoccupati: «É la fotografia di un Paese in grandissima crisi - commentano Federconsumatori e Adusbef - la cui economia è stretta tra il calo della
produzione industriale e il tracollo dei consumi», con una contrazione nell'ultimo triennio pari al 10,7%. «Una percentuale che equivale a un calo della spesa delle famiglie di 77,6 miliardi di euro», spiegano le associazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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