Gender, tasse e green. La deriva radicale di Elly in appena 114 giorni

La leader ha trasformato il Pd in un partito di ultrasinistra, ecologista e femminista

Gender, tasse e green. La deriva radicale di Elly in appena 114 giorni
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Dal 26 febbraio, giorno in cui Elly Schlein è stata eletta segretario del Partito Democratico ad oggi, la sua guida del Pd è stata un crescendo di dichiarazioni radicali ed estreme (quando non surreali) in un climax che ha raggiunto il suo apice con la partecipazione alla manifestazione grillina di sabato a Roma. D'altro canto, già nel suo discorso di insediamento all'assemblea nazionale del partito il 12 marzo, si poteva intravedere la strada che avrebbe intrapreso il Pd targato Schlein. Una sinistra «ecologista, femminista, inclusiva» animata da un'ossessione verso «la peggiore destra» e dal «governo più a destra della storia repubblicana» spiegando «noi siamo altro», in cosa consista questo altro è diventato più chiaro in questi mesi.

La visione sui temi economici della Schlein è emersa nel suo intervento al Festival dell'Economia di Trento dello scorso maggio in cui, a proposito della patrimoniale, ha risposto: «per riuscire a rendere più equo e progressivo il sistema bisogna fare degli interventi. Dobbiamo aumentare la progressività. La tassazione alle imprese e sul lavoro va ridotta, ma mentre la si riduce si deve pensare perché le tasse sulle rendite fiscali e immobiliari sono così basse, si può dire?».

Probabilmente la patrimoniale, nella visione economica di Schlein, servirà a coprire i costi del Reddito di Cittadinanza di cui, a suo giudizio, «non si può fare a meno». Sarebbe interessante capire cosa pensa il segretario del Pd della proposta di Beppe Grillo di un «reddito universale» e se, allo stesso modo del reddito di cittadinanza, lo ritiene una misura che «aiuta l'emancipazione».

Il tema dell'emancipazione sta particolarmente a cuore alla Schlein che vede maschilismo e sessismo in ogni dove e, a chi contestava la sua partecipazione alla manifestazione grillina, ha risposto «basta con il partito paternalista» aggiungendo «mi chiedo se sarebbe accaduto lo stesso con un segretario uomo». Cosa c'entri essere uomo o donna in questo contesto non è dato saperlo ma è invece ben chiara la sua posizione a favore dell'utero in affitto: «ho sempre espresso di essere personalmente favorevole».

Non va meglio sui temi ambientali dove il cambiamento climatico viene citato ogni due per tre e, a chi le fa notare che la regione Emilia Romagna di cui era vicepresidente avrebbe dovuto fare maggiori interventi per la cura del territorio per limitare gli effetti dell'alluvione in Romagna, risponde: «C'è stato negazionismo sugli eventi climatici e sul consumo di suolo si può fare di più».

Impossibile non soffermarsi poi sulla sua posizione sull'aumento della spesa militare al 2% del Pil: «Su questo elemento non ho mai nascosto una maggiore perplessità. Allo scoppio del conflitto, quando sembrava necessario aiutare il popolo ucraino, avevo molte più perplessità sul legare il conflitto in Ucraina a un aumento delle spese militari in tutta Europa». Ieri alla direzione Pd la Schlein ha affermato che «è il momento di mobilitare tutto il partito sulla nostra agenda per l'Italia e l'Europa» con l'obiettivo di ricostruire «un'identità chiara, che ci renda riconoscibili».

Il punto è capire in cosa consista questa identità, se la strada da intraprendere è quella abbozzata in questi mesi, il risultato non può che essere un'ulteriore radicalizzazione del partito verso sinistra. Intanto tutti mobilitati per l'estate militante.

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