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Un generale nel governo M5s: è suo il flop Terra dei Fuochi

I grillini arruolano Costa come ministro dell'Ambiente. Ma l'inchiesta sui disastri ambientali è una fake news

Un generale nel governo M5s: è suo il flop Terra dei Fuochi

L'ascesa del generale dei carabinieri forestali Sergio Costa, indicato da Luigi Di Maio come ministro dell'Ambiente in un ipotetico governo pentastellato, s'intreccia alla fake news della Terra dei Fuochi e del disastro ambientale campano. La più articolata e clamorosa bugia degli ultimi anni. Una bugia che ha provocato, nel triennio 2012-2014, il collasso del settore agroalimentare regionale con la distruzione di centinaia di piccole e medie imprese per un danno, calcolato per difetto, di circa cento milioni di euro.

Napoletano, 59 anni, laureato in Scienze agrarie e specializzato in diritto dell'ambiente, Costa passa nei ranghi dell'Arma a fine 2016, quando il Corpo forestale dello Stato - di cui all'epoca è comandante regionale campano - viene assorbito nei carabinieri. È sotto la sua guida che, nel novembre 2012 il nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando provinciale di Napoli sequestra, sulla base di una fonte confidenziale, un terreno di cavolfiori a Caivano. Le foglie gialle degli ortaggi, che secondo gli inquirenti testimoniano una «anomalia della vegetazione» dovuta alla presenza di veleni nel fondo, si scoprirà sono semplice marcescenza dovuta alla stagnazione dell'acqua nel terreno. La Procura però, di lì a poco, inizia a «requisire» decine di ettari. Un coltivatore, quando si trova gli uomini in divisa davanti a casa, divora, in preda a una crisi di nervi, un cavolfiore crudo sotto gli occhi increduli dei sottufficiali. Vuole dimostrare che i suoi prodotti sono genuini. La prova, peccato per lui, non è ammessa: scattano i sigilli alla serra.

È il tempo delle previsioni apocalittiche del pentito Carmine Schiavone, l'ex boss dei Casalesi che diventa ospite fisso delle trasmissioni radical-chic preconizzando milioni di morti entro pochi anni e catastrofi da guerra atomica. Racconta di aver sepolto, a ridosso della lingua di terra che bacia le province di Napoli e di Caserta, ogni tipo di schifezza. Addirittura «scorie radioattive» e «fanghi termonucleari». I sopralluoghi e gli scavi lo smentiranno ma tanto basta perché la psicosi prenda il sopravvento.

Gli uomini di Costa mettono sotto chiave coltivazioni e pozzi irrigui perché le caratteristiche dei terreni superano le concentrazioni di soglia contaminazione. Il motivo? Sono di origine vulcanica, come dovranno ammettere gli stessi pubblici ministeri che dissequestreranno tutto dopo un paio di anni di infruttuosi approfondimenti tecnico-scientifici. In un'occasione, l'allora ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo partecipa a un sopralluogo congiunto Forestale-Arpac, con tanto di mascherina, durante le operazioni di scavo per il recupero di 60 fusti tossici. Dalle viscere della terra sbucano invece quindici bidoncini di pittura, ma sui giornali nessuno osa ridimensionare la sensazionale scoperta. Costa, intanto, diventa una star. Rilascia interviste a tv e giornali, e partecipa a incontri di piazza con ambientalisti e associazioni. Su YouTube c'è ancora una ricca selezione di dichiarazioni.

Dal 2016, le inchieste aperte sulla base delle confessioni di Schiavone si archiviano con la stessa facilità con cui si sono aperte.

Il boss, prima di morire d'infarto, in un monologo tv disse di votare Movimento 5 Stelle, la «salvezza dell'Italia».

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