Genovese, niente sconti: resta in cella

Bocciata la richiesta di entrare in comunità. Tra un mese il processo per le altre violenze

Genovese, niente sconti: resta in cella
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Alberto Genovese resta in carcere, non può lasciare Bollate ed entrare in una comunità per l'affidamento terapeutico. Lo ha deciso, con un provvedimento depositato ieri, il tribunale di Sorveglianza di Milano. L'istanza della difesa dell'ex imprenditore del web è stata respinta.

Genovese, 46 anni, è stato condannato in via definitiva a sei anni, 11 mesi e dieci giorni di carcere per due casi di violenza sessuale su altrettante giovani modelle, stordite allo scopo di renderle inermi con un mix di droghe. Gli stupri sono avvenuti a Terrazza Sentimento, il super attico dell'uomo accanto al Duomo, e a Villa Lolita a Ibiza. L'ex imprenditore era tornato in carcere lo scorso 13 febbraio in esecuzione della pena definitiva, come disposto dal pm dell'Ufficio esecuzioni Adriana Blasco, dopo essere stato ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina. Durante quel periodo si era anche sposato con una sua vecchia fiamma. Alla fine di maggio scorso, quando i difensori di Genovese, gli avvocati Antonella Calcaterra, Salvatore Scuto e Davide Ferrari, avevano presentato l'istanza di affidamento, la Sorveglianza aveva stabilito che l'ex genio delle start up dovesse rimanere a Bollate almeno altri cinque mesi, fino all'udienza del 24 ottobre. Prima di decidere sulla richiesta dell'uomo infatti era necessaria una valutazione psichiatrica approfondita, anche sulla «criminogenesi» sui suoi comportamenti, perché non era stata mai valutata scientificamente la causa specifica dei reati e delle modalità di «estrema violenza» con le quali sono stati commessi. La Procura generale aveva dato parere favorevole alla scarcerazione.

I giudici avevano affidato il compito di effettuare la valutazione all'équipe psichiatrica del carcere di Bollate. Questo anche allo scopo di delineare un preciso percorso di terapie nel caso in cui l'affidamento terapeutico fosse stato concesso. Sulla base della relazione depositata nelle scorse settimane, che in un primo momento - era trapelato - sembrava favorevole all'ipotesi della comunità, i giudici (i togati Cossia e Gerosa e due esperti) hanno deciso ieri di rigettare la richiesta difensiva. Genovese deve quindi scontare in cella il residuo di pena, poco meno di quattro anni. Tra l'altro a dicembre dovrà affrontare una nuova udienza preliminare sul secondo filone delle indagini, affidate sempre alla Squadra mobile e coordinate dall'aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini. Al centro ci sono altre violenze sessuali, su due ulteriori ragazze, commesse con lo stesso metodo delle prime arrivate a condanna definitiva. In questo procedimento il 46enne è accusato pure di intralcio alla giustizia e di detenzione di materiale pedopornografico.

La Procura ha chiesto inoltre il rinvio a giudizio per l'ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso (anche lei già condannata), coinvolta secondo l'accusa in alcuni casi di abuso. E per il suo ex braccio destro, Daniele Leali, imputato per intralcio alla giustizia e cessione di droga nei festini di Terrazza Sentimento.

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