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"Gente seria e moderata tornerà di moda". La vera storia di De Gasperi

Alcide De Gasperi interprete della contemporaneità: garantista, anti-comunista e fermo oppositore degli estremismi (fascismo in primis). Nel libro del professor Agnoli, riecheggia il ritorno del centro nel mondo post-Covi

"Gente seria e moderata tornerà di moda". La vera storia di De Gasperi

Alcide De Gasperi è una figura gigantesca della storia italiana. Tanto centrale da risultare "utile" per leggere ed interpretare la contemporaneità. Il ritratto disegnato dal professor Francesco Agnoli (giornalista, professore di Storia e Filosofia e noto esponente del fronte cattolico culturale italiano) per Cantagalli con il suo "Alcide Degasperi. Vita e pensiero di un antifascista che sconfisse le sinistre" è completo, ma traccia una rotta pure per l'Italia che verrà. Tanti i tratti caratteristici che derivano dalla ricostruzione biografica. Uno su tutti: il patriota democristiano ha combattuto il fascismo, ma ha contrastato pure il comunismo di Togliatti. Il titolo dell'opera, del resto, non è casuale. Nonostante i tentativi di appropriazione dettati da certa sinistra, De Gasperi ha sempre abitato l'altro lato del campo, pure in materia di Giustizia.

Professor Agnoli, la figura di De Gasperi è attuale nel palcoscenico politico contemporaneo?

"Per certi aspetti no: siamo nell’epoca della cagnara. Penso in particolare, ma non solo, alle modalità comunicative del MoVimento 5 stelle, che alle scorse elezioni politiche è arrivato primo: urla, strilli, dichiarazioni altisonanti, smentiti sempre dalla realtà dei fatti. De Gasperi era un uomo con un altro stile: idee solide, fondate, che si traducevano in scelte coerenti. Possiamo allora dire che è attuale nel senso che è davvero ora che spunti qualcuno come lui...".

Contro le sinistre, dice lei, ma anche antifascista. Un centrista a tutto tondo....

"Certo. Il suo centrismo è ben diverso da quello dei suoi successori e traditori, che si consegnarono mani e piedi, per una sudditanza culturale inspiegabile, prima ai socialisti e poi ai comunisti. De Gasperi aveva conosciuto il Mussolini socialista a Trento, ed erano subito volate le sberle. Lo vide poi alla testa del fascismo, e non si fece ingannare: gratta il fascista, trovi il socialista. Mussolini disse per anni di aver fatto uno "scisma" all’interno del socialismo, e del resto basta vedere chi lo ha seguito dopo l’espulsione dal PSI: per lo più personalità della sinistra, e non pochi proprio dal quotidiano ufficiale del socialismo, l'Avanti. Nel secondo dopoguerra De Gasperi definiva i comunisti "fascisti rossi" o "squadristi rossi". Voleva portare l’Italia fuori dal dilemma falso e semplicistico, o fascisti o social-comunisti".

Certo De Gasperi non era una sovranista, nell'accezione socialista del temine. Lei ha posto accenti sulla feroce battaglia contro Benito Mussolini...

"De Gasperi vide l’impossibilità per l’Europa di continuare secolari scontri nazionalistici, iniziati già con la Riforma luterana. Conosceva bene la volontà egemonica tedesca, operante dai tempi di Lutero sino alla I ed alla II guerra mondiale; vedeva il pericolo sovietico, la forza americana, l’emergere della Cina, e per questo aspirava ad un' Europa unita, ad istituzioni sovranazionali. Alla sua epoca erano i comunisti a criticare l'Unione europea in nome della "sovranità nazionale", e lui replicava loro dicendo di non capire come mai loro, filosovietici, potessero atteggiarsi, per l’occasione, a nazionalisti. Però De Gasperi era un patriota, si definiva e si considerava un “patriota”: dovette lottare con unghie e denti per Trento e Trieste, che stavamo per perdere proprio a causa del nazionalismo sciocco e stolto di Mussolini".

Ma nel libro lei racconta anche i distinguo con il Pci di Togliatti...

"Sì, perchè in molte ricostruzioni storiche sembra che l’Italia si sia risollevata dal fascismo grazie ai primi governi del dopoguerra, che videro De Gasperi e Togliatti insieme al governo. La verità è che Togliatti passava il suo tempo a fare la guerra, aperta o dissumulata, contro De Gasperi, convinto di logorarlo e poi di disfarsene. Giocava al parassita. De Gasperi ha salvato questo Paese perchè dopo I primi anni di "coabitazione forzata", nel 1947 decise di buttar fuori Togliatti e il PCI dal governo. Lo fece, a differenza di quello che spesso si legge, per sua personale ed autonoma decisione. Nè gli Usa nè il Vaticano glielo avevano chiesto, anzi, temevano che il gesto fosse troppo dirompente. Ma De Gasperi ricordava bene come le esitazioni dei govenri liberali avessero aperto la strada a Mussolini e decise di assumersi ogni reponsabilità. Fu una decisione solitaria e difficilissima, ma vincente per il nostro Paese".

Il De Gasperi contemporaneo si sarebbe schierato per la separazione delle carriere e per la riforma del Csm?

"Posso solo dire cosa pensava il suo braccio destro e grande amico Guido Gonella, guardasigilli per 8 volte. Nei suoi appunti troviamo frasi come questa: "Riforma della legge sul Consiglio superiore che non può continuare ad avere attribuzioni non previste dalla Costituzione, la quale all’art. 105 stabilisce che le attribuzioni del Consiglio superiore sono "secondo le norme dell’ordinamento giudiziario". È questo che va riformato, e la riforma è responsabilità del Parlamento poiché "i giudici sono soggetti soltanto alla legge". Però alla legge sono soggetti e questo è il limite dell’indipendenza della magistratura. Urge ristabilire i poteri del Ministero della Giustizia secondo l’art. 110 della Costituzione il quale prevede che "spetta al Ministero della Giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla Giustizia". Bisogna ristabilire la gerarchia delle funzioni ed il controllo del magistrato superiore su quello inferiore"".

Un garantista insomma...

E poi frasi come questa: "La carriera deve essere basata su una selezione qualitativa, e non su ruoli aperti. Non può essere considerato sullo stesso piano il magistrato capace con quello incompetente o negligente. Fissare le responsabilità del magistrato in materia di errori giudiziari, poiché la Costituzione prevedeche gli errori giudiziari devono essere riparati..."".

C'è ancora spazio per i valori cattolici in politica?

"Certo. Sono valori universali nel tempo e nello spazio. Oggi con un vantaggio in più: molti democristiani preferirono servirsi della Chiesa piuttosto che servirla. Oggi questo rischio non c’è: la Chiesa, politicamente parlando, non conta quasi più nulla, anche se non mancano i Mussolini ed i Togliatti d'oggi. Non mancano cioè gli anticattolici che fanno, strumentalmente, i filoclericali".

Elezioni spagnole di Madrid, elezioni amministrative francesi: tutte vinte dai popolari. Non è che il degasperismo, all'improvviso, sta per rinascere?

"Ci sono ampi spazi al centro, come accade sempre quando gli altri falliscono, quando le semplificazioni dimostrano la loro inconsistenza. Poi occorrono spirito di servizio, idee, coerenza, per non ridare fiato ai grillini di destra o di sinistra. Ricordiamoci che Mussolini andò al potere perchè l’Italia era stretta tra socialisti, comunisti e fascisti, e l’ago della bilancia, i liberali, la monarchia, i grandi giornali, vedevano meglio Mussolini che i popolari, definiti allora i "neri". Gli estremismi si aiutano tra loro, ma si assomigliano molto. Dopo le grandi crisi, però, il centro torna... al centro: il PPI nasce dpo la I Guerra mondiale, la Dc va al potere dopo la II. Abbiamo appena vissuto, con il Covid, un period simile... Gente seria e moderata, non può che tornare di moda".

Nel suo libro, lei sembra ritrarre un De Gasperi già post-ideologico o comunque avversario degli assolutismi ideologici...

"De Gasperi era un cattolico a tutto tondo, severo, ortodosso, tutto Chiesa, famiglia, patria, bene comune. Ma aveva presente il secondo comandamento: "Non nominare il nome di Dio invano". Non faceva della sua fede un’ ideologia. Citavano molto più spesso il vangelo i suoi avversari della sinistra DC, che poi distrussero l’identità cattolica del partito. Era post ideologico nel senso che vedeva nelle ideologie politiche moderne, figlie dell’hegelismo, il compimento della secolarizzazione. Compito della politica era per lui il bene commune vero, reale, non la realizzazione delle ideologie e delle utopie. Oggi penserebbe a ricostruire il Paese, ma non esiterebbe a scendere in campo contro droga libera, eutanasia, utero in affitto...

in nome della ragione, del buon senso, di valori universalmente riconoscibili".

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