Il gentile sceicco "canadese" che vuol prendersi pure l'India

L'uomo di Al-Baghdadi si chiama Al-Haneef: ha vissuto in Ontario e sogna di sgozzare mezza Asia. Ma non urla mai

Abu Bakr Al Baghdadi, in una rara immagine che lo ritrae in moschea a Mosul
Abu Bakr Al Baghdadi, in una rara immagine che lo ritrae in moschea a Mosul

Il califfo nero Al Baghdadi ha pescato in Canada per trovare il suo uomo di fiducia da mettere a capo della cellula dell'Isis in Bangladesh. Si è affidato a un bengalese che per anni ha vissuto a Windsor (città canadese di 200mila abitanti) e che dal 2014 è rientrato in patria.

Tamim Chowdhury, il nuovo emiro del sedicente Stato islamico, ha adottato il nome di battaglia di Shaykh Abu Ibrahim al-Haneef, ed è la mente del terribile attentato all'Holey Artisan Bakery. Ciò che sorprende è come un uomo considerato dagli abitanti della cittadina dell'Ontario «tranquillo, riservato e cordiale», si sia trasformato in un soggetto crudele e senza scrupoli. Il «nuovo» Chowdhury è stato annunciato ufficialmente dall'Isis lo scorso aprile sulle pagine della rivista jihadista Dabiq, magazine che aveva confezionato nell'ottobre di due anni fa una copertina con il drappo nero che sventolava trionfante sulla cupola di San Pietro. Di fatto il terrorista canadese ha preso il posto dell'ingegner Abu Jandal, leader storico dei miliziani, morto nel corso di una missione suicida in Siria a gennaio. Nell'intervista al mensile, al-Haneef (che dovrebbe avere una quarantina d'anni) si è presentato come un violento e un fomentatore di odio. Definisce l'induismo, religione praticata dal 9% degli abitanti del Bangladesh, una «dottrina sporca, di adoratori di vacche. Sgozzeremo tutti coloro che non aderiranno all'Islam più puro». E quando parla di purezza ha in mente il radicalismo. Purtroppo su Dabiq lo sceicco canadese aveva annunciato quanto messo in pratica l'altra sera a Dacca. «Faremo parlare le nostre azioni. I nostri soldati stanno affilando i loro coltelli per sgozzare gli atei, chi deride il profeta e ogni apostata nella regione». L'esercito di al-Haneef dovrebbe essere composto da poco più di 2mila uomini. Molti di loro arrivano da Pakistan, Iraq, Afghanistan e Siria, ma non mancano alcuni suoi amici provenienti dal Canada, sistemati nelle posizioni strategiche e di rilievo dell'organizzazione. Non è solo l'induismo il nemico da sconfiggere per la cellula bengalese dell'Isis, gli obiettivi sono anche cristiani, buddisti, i docenti universitari, i convertiti, gli stranieri e persino medici e infermieri. Nel farneticante progetto di al-Haneef c'è infatti l'annientamento di ogni organizzazione umanitaria e sanitaria che opera in Bangladesh. «Con i loro veleni - racconta - non fanno altro che ammorbare la nostra gente. Indebolendo i bambini, fino a renderli incapaci di intraprendere la strada e la disciplina del jihad». Tutto questo sta accadendo in una nazione dove l'Islam è la religione di Stato praticata da 150 milioni di persone e l'economia esibisce numeri da tigre continentale, con tassi di crescita superiori al 6%. Purtroppo fino a qualche settimana fa il primo ministro Sheikh Hasina, del partito di governo Awami League, ha continuato a negare la presenza di soldati del Califfato in Bangladesh, nascondendo la polvere sotto il tappeto e non contrastando di fatto la nascita del movimento messo in piedi da al-Haneef.

Il progetto, sconclusionato, è quello di creare una nuova

regione del Califfato che comprenda anche l'India.

In realtà il califfato dell'antichità non è mai arrivato tanto lontano quanto vorrebbe Al Baghdadi: non c'erano bengalesi o indonesiani nelle mappe delle regioni orientali.

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