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«Già arrivate 400mila richieste d'asilo» Anche l'Ue si accorge dell'emergenza

Non è più una questione solo italiana, o greca, o ungherese, o francese o britannica: l'assalto di profughi e di uomini in fuga dalla miseria alle frontiere europee è, appunto, una questione europea. Lo ha detto chiaramente ieri a Bruxelles un portavoce della Commissione Ue, fornendo numeri che parlano sempre più chiaro, perché sono sempre più grandi: da gennaio a giugno di quest'anno l'Unione Europea ha ricevuto più di 400mila richieste di asilo, rispetto alle 600mila di tutto il 2014. Un dato che fa prevedere un'autentica esplosione da qui alla fine del 2015. E che spiega il cambiamento di toni dei governi dei principali Paesi dell'Ue, che fino a poco tempo fa rispedivano al mittente con toni di sufficienza le richieste italiane di aiuto per l'emergenza migratoria in arrivo dalle coste della Libia ormai prive di un controllo politico.

La pressione migratoria sta diventando intollerabile persino per la potente Germania, abituata da decenni ad assorbire in silenzio anche centinaia di migliaia di persone ogni anno (già nel 1992, per dire, in piena guerra dei Balcani, avevano chiesto asilo in 438mila). Il ministro dell'Interno Thomas De Maizière ha fornito nuove impressionanti cifre: le richieste di asilo in Germania sono cresciute del 125% nei primi sette mesi di quest'anno, rispetto allo stesso periodo del 2014, arrivando a 218.221 domande, e secondo le previsioni a fine anno potrebbero toccare le 800mila. Un dato ben superiore a quello - già eccezionale - di 450mila contenuto nelle ultime stime del governo relative a questo tumultuoso 2015.

La continua crescita dei numeri disegna una situazione che sembra quasi sfuggire di mano. La stessa cancelliera Merkel, appena domenica scorsa, aveva detto in un'intervista alla televisione pubblica Zdf di aspettarsi per il 2015 «circa 600mila arrivi». Perfino le ipotesi fatte dalla stampa (solitamente un po' allarmistiche: arrivavano a prevedere 750mila arrivi entro fine anno), vengono superate dalla realtà.

Insieme con i numeri, De Maizière ha fornito anche delle allarmate considerazioni. «Purtroppo non si prevedono soluzioni alle crisi umanitarie e ai conflitti armati. La Germania è di gran lunga la principale destinazione desiderata da questi profughi. È una sfida che gestiremo offrendo a queste persone un'accoglienza degna. Ma è tempo di una soluzione a livello europeo. I Paesi dell'Ue che non fanno la loro parte devono essere richiamati a farla». Il ministro dell'Interno tedesco è anche preoccupato dai riflessi sociali di questa rivoluzione demografica. Cresce infatti anche in Germania un'insofferenza xenofoba sulla quale soffiano movimenti di estrema destra finora rimasti marginali sulla scena politica nazionale. Quest'anno, infatti, sono stati già 150 gli attacchi, alcuni incendiari, a diversi centri di accoglienza e rifugio per profughi, in particolare nell'est, la regione meno prospera del Paese: è quasi la stessa cifra dell'intero 2014.

Anche la confinante Francia vive le difficoltà provocate dall'ondata migratoria. Due giorni fa Parigi ha raggiunto un'intesa con Londra per una gestione comune della grave questione dell'assedio all'ingresso dell'Eurotunnel di Calais da parte di migliaia di aspiranti migranti verso l'Inghilterra. Ieri si è avuto notizia che il sindaco di Wavrin, un comune dell'estremo nord francese, ha fatto circondare da una sorta di trincee i parchi cittadini. L'intento dichiarato è quello di impedire ai nomadi di usarli per accamparvisi. «Non è razzismo, ma una questione di decoro», dice il primo cittadino. L'opposizione di sinistra, ça va sans dire , insorge contro «lo scempio» e si lamenta di «quelle brutte buche».

I richiedenti asilo che si registrarono in Germania già nel lontano 1992, in piena guerra dei Balcani

Gli attacchi, alcuni incendiari, a diversi centri di accoglienza e rifugio per profughi registrati in Germania da inizio anno

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