Politica

Giallo sulla laurea: primi guai per il ministro all'Istruzione

La Fedeli dichiara di essersi diplomata in Scienze sociali negli anni '70. Ma quel corso esiste solo dal 2000

Il tormentone è partito sul web. La neoministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, Pd versante minoranza interna, scrive nel curriculum che a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ha «conseguito il diploma di laurea in Scienze sociali, presso Unsas». Lo si legge nell'autobiografia pubblicata sul suo sito personale, quella in cui orgogliosamente dichiara che «la definizione che sento più mia l'ha data una volta un giornale: una sindacalista pragmatica». E, scendendo ogni volta un gradino d'importanza: «Sono femminista, riformista, di sinistra. Sono sposata».

Nulla di attinente con la scuola, ma questa non sarebbe una novità per gli inquilini pro tempore del palazzo di viale Trastevere. Nemmeno il resto del curriculum rafforza l'idea che all'Istruzione sia arrivata la persona giusta al posto giusto: la professione è quella della sindacalista Cgil, all'inizio delle insegnanti di scuola materna, poi enti locali, sanità, pubblico impiego, tessile. Chiusi i 34 anni nella confederazione rossa, Fedeli si rilancia come leader di Federconsumatori finché nel 2013 viene piazzata nel seggio sicuro di capolista Pd al Senato in Toscana e diventa la vicaria di Pietro Grasso a Palazzo Madama.

Ma il problema, appunto, non è il curriculum inadeguato ma quel «laurea in Scienze sociali». Intanto, esiste la laurea triennale in Servizio sociale, non in Scienze sociali. Ma soprattutto il corso è stato introdotto nell'ordinamento accademico italiano soltanto nel 2000 e il diploma non poteva essere conseguito prima del 2004. La sigla Unsas sta per Unione nazionale scuole di assistenza sociale, un consorzio di centri di formazione. Valeria Fedeli, classe 1949, frequentò la scuola Unsas di Milano tra il 1968 e il 1971, dopo le superiori, ma non ha mai fatto l'assistente sociale perché si è tuffata subito nella Cgil.

Un ministro dell'Istruzione che trucca il titolo di studio dovrebbe andarsene all'istante. Nel 2011 in Germania il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttemberg ha dato le dimissioni per aver copiato la tesi di dottorato. Due anni dopo stesse accuse e stesso destino per il ministro dell'Istruzione Annette Schavan. Oscar Giannino, giornalista e candidato premier nel 2013 con il suo movimento Fare, rischiò linciaggi e licenziamenti quando si scoprì che non aveva né le due lauree né il master a Chicago di cui si era fatto forte: una bugia che in seguito spiegò come un «inconscio complesso di inferiorità».

Il caso di Valeria Fedeli è un po' diverso, come spiega Annunziata Bartolomei, vicepresidente dell'Ordine nazionale degli assistenti sociali. Quando fu istituito il corso di laurea, la legge diede la possibilità a chi aveva il vecchio diploma di convalidarlo in università per avere un titolo accademico. Non era automatico, doveva essere l'assistente sociale a darsi da fare. Molti si attivarono, soprattutto chi faceva quel mestiere e doveva iscriversi all'albo professionale istituito pochi anni prima.

La ministra che cosa fece? Se ha chiesto la convalida, può scrivere di avere una laurea, anche se non l'ha conseguita oltre 40 anni fa. Se non l'ha chiesta, ha spacciato moneta falsa. In serata fonti vicine alla ministra hanno fatto sapere che «il titolo di studio è un diploma di laurea, si chiamava così negli anni Settanta. Non si tratta di una laurea e non ha nulla a che vedere con le lauree brevi di oggi».

Un chiarimento che non chiarisce nulla e aumenta i dubbi sulla dichiarazione della ministra.

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