Politica

Giallorossi senza idee: si affidano a clic e gazebo

In Italia esistono ancora i partiti, ma a sinistra se lo sono dimenticato. Per Pd e M5s l'orologio del tempo è rimasto fermo a qualche stagione addietro, quando spirava il vento travolgente dell'anti casta cui pochi hanno avuto l'ardire di resistere.

Giallorossi senza idee: si affidano a clic e gazebo

In Italia esistono ancora i partiti, ma a sinistra se lo sono dimenticato. Per Pd e M5s l'orologio del tempo è rimasto fermo a qualche stagione addietro, quando spirava il vento travolgente dell'anti casta cui pochi hanno avuto l'ardire di resistere.

I grillini hanno costruito la loro decadente fortuna su una democrazia diretta da fare rizzare i capelli, dove bastavano gli inquilini di un condominio con dodici famiglie a incoronare l'ignaro passante da catapultare in Parlamento. Stupisce il Partito democratico, erede di un Pci che decideva anche l'ultimo membro di un consorzio socio-assistenziale di paese. Oggi invece, in nome della partecipazione della bbase, ha delegato anche la scelta dei candidati sindaci delle metropoli italiane. Quando era un giovane democristiano, l'attuale segretario dem Enrico Letta militava orgogliosamente nella sinistra interna, proprio per distinguersi dai dorotei che avevano eletto a spirito di sopravvivenza il «decidere di non decidere». Ora invece l'ex premier ha rimesso in funzione la macchina dei gazebo, una stanca rappresentazione fuori tempo massimo. Negli anni delle sfide elettorali con Berlusconi, aveva la funzione di legittimare un candidato premier con milioni di voti, oggi invece serve solo a fare arrostire sotto il sole estivo i volenterosi militanti che presidiano una cabina elettorale disertata dal mattino alla sera.

A Torino, domenica scorsa, si sono scomodati appena 11.651 votanti in una città che conta quasi 900mila abitanti. Viva la democrazia, per carità. Ma il risultato finale è stato quello di candidare a sindaco il capogruppo Pd uscente in Comune, Stefano Lo Russo, l'uomo che ricopriva già l'incarico propedeutico alla corsa a primo cittadino. Chi avrebbe potuto protestare se avesse corso lui direttamente?

Domani i dem replicano a Roma e a Bologna per individuare chi sfiderà il centrodestra. I sette candidati romani sembrano anche in questo caso le figurine Panini di Veltroni ingiallite nel tempo. Una rosa ecumenica scelta con il bilancino del marketing elettorale per coprire le varie anime che consentono di alimentare il polveroso mito della «sinistra plurale». L'ex ministro dell'Economia Gualtieri copre l'establishment, la sinistra retrò propone Fassina, il mondo Lgbt guarda a Imma Battaglia, senza dimenticare rappresentanti del mondo cattolico e della comunità ebraica. Forse per un partito diventato più radical che chic, non faceva fine puntare subito su Gualtieri, il candidato reale travestito goffamente da outsider. Almeno a Napoli il nuovo centrosinistra, dove si presenta compatto, ha delegato direttamente l'ex ministro Manfredi senza ricorrere a piazze reali e virtuali. L'eccezione, appunto.

E il Movimento 5 Stelle, populista senza popolo, in questi giorni si è solo preoccupato di rimpiazzare la piattaforma digitale dopo il distacco da Rousseau. L'enfasi con cui è stato presentato SkyvoteCloud è stata pari all'attenzione che sarebbe stata riservata a un candidato in carne e ossa. Tra le prove che attendono il nuovo leader Giuseppe Conte ci sarà anche il superamento dell'«uno vale uno», reiterato nell'accezione più deleteria.

Almeno il centrodestra è rimasto coerente con l'antica allergia alle primarie, ritenute estranee al dna di un blocco liberale e, paradossalmente, meno populista di quanto sostengono gli avversari. Il prezzo da pagare sono continui vertici con rinvii, litigi sotterranei, spifferi velenosi da parte di chi vuole orientare il tavolo verso soluzioni più gradite. I famosi effetti collaterali del «teatrino della politica» destinati a sparire dinanzi alla designazione di candidature inclusive e potenzialmente vincenti.

Tra i compiti naturali di partiti e formazioni politiche, spetta la responsabilità di costruire una classe dirigente, sapendo discernere la saggia indicazione dalla bieca lottizzazione.

Ma se la soluzione diventa quella di affidarsi a clic e seggi volanti, resta solo il senso di una resa politica in un Paese che ha sempre più bisogno di nette assunzioni di responsabilità dall'alto.

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