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Giallorossi in tilt sul relatore

L'ira di Leu: "5S sleali, non onorano mai un patto"

Giallorossi in tilt sul relatore

La manovra di bilancio non ha iniziato l'iter vero e proprio in Senato, e già si rischia il Circo Barnum, con quattro relatori di maggioranza (più quello di opposizione). E la celebrata alleanza giallorossa implode tra gli improperi: «È molto più serio e leale Salvini dei 5Stelle, che non onorano mai un patto», inveiva uno dei dirigenti di Leu ieri sera, dopo che la riunione per cercare una ricomposizione era finita nel nulla. «Conte è completamente fuori fuoco, ha le idee molto confuse», confidava un esponente della segreteria Pd.

La vicenda è semplice: qualche settimana fa era stato raggiunto un accordo informale tra Pd, Leu e M5s: sulla manovra ci sarebbero stati due relatori di maggioranza, uno di centrodestra e uno di centrosinistra. E quest'ultimo sarebbe stato Vasco Errani di Leu, visto che allo scorso giro era toccato a un Pd e visto che i grillini hanno già sia il presidente della Commissione Bilancio, tal Pesco, che la viceministra all'Economia Laura Castelli. L'accordo era stato sottoscritto dal capogruppo 5S Licheri, che però a stretto giro di posta è rimasto vittima della batracomiomachia interna al partito contiano. La nuova capogruppo Castellone, per far vedere che conta qualcosa pure lei, ha mandato all'aria l'accordo: «Non mi risulta, il relatore spetta a noi». Il Pd e Leu sono andati su tutte le furie. Nel frattempo c'è stata anche l'epopea delle nomine Rai, con Conte indignato per lo scippo del «suo» Tg1, e la questione relatore è diventata il pretesto per vendicarsi del «tradimento» di Letta e Draghi sulla lottizzazione di Viale Mazzini: «Con un nostro relatore gli faremo vedere i sorci verdi sulla manovra», è stato il ragionamento. Un po' irrealistico, visto che «la manovra è già blindata al 95%», come ricordano dal Pd, e che la Castelli è fedele esecutrice del draghista doc Di Maio. Così Errani (che peraltro era un beniamino dei grillini fino a poco tempo fa) è diventato vittima sacrificale del tentativo di rivalsa di Conte contro i presunti alleati: «È una persona che stimiamo tanto, nessun veto su di lui, ma bisogna trovare una soluzione equilibrata. Non c'era nessun patto che noi avremmo violato», ha assicurato l'ex premier ieri pomeriggio in Senato, prima di partecipare al convegno nel quale Beppe Grillo lo ha preso a calci nei denti («Un esperto di penultimatum»), rafforzandone la già granitica leadership nei Cinque Stelle. Sta di fatto che il summit di ieri non è servito a nulla, e che oggi a prendere una decisione sarà il presidente della Commissione Bilancio, il grillino Pesco. Il cui obiettivo è di conferire l'incarico a sé medesimo, in barba a Errani, al Pd e a altri aspiranti M5s.

Altrimenti si potrebbe arrivare al paradosso di avere 4 relatori di maggioranza (Pd-Leu, M5s, Lega e Fi).

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