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Giggino lancia il "laboratorio Pomigliano". Ecco il modello per le alleanze coi dem

La scelta di un notabile anche per Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli

Giggino lancia il "laboratorio Pomigliano". Ecco il modello per le alleanze coi dem

Luigi Di Maio non ha mai mostrato particolare simpatia per il Pd. La sua vocazione politica è muoversi in un centro indefinito dove tessere alleanze tattiche per mantenersi a galla. Di Maio è soprattutto un politico pragmatico. Il Movimento non è più quello delle origini. Il suo futuro riparte da un patto interno con Grillo e Beppe da tempo ha deciso di tornare a casa, a sinistra. Di Maio si è adeguato e ha ridefinito il suo baricentro. La missione è tessere alleanze con Zingaretti sul territorio. È un'intesa elettorale che serve ai Cinque Stelle per limitare i danni e continuare ad avere un peso politico.

Questa è la strategia. La prima mossa è metterci il suo marchio. Da dove cominciare? Da Pomigliano. È la sua città. È la sua identità ancestrale. È giocare in casa e farsi riconoscere. Gianluca Del Mastro, professore di Papirologia, si candida a sindaco della città con l'appoggio dei grillini, del Pd e delle liste civiche. Dario De Falco, uomo di Di Maio in Campania, fa un passo indietro.

Questo è il «modello Pomigliano», definito già un laboratorio politico. Lo schema è semplice. Nessuno pensi a idee da anime belle come le primarie. Sono state rinnegate sia dai Cinque Stelle sia dal Pd. Il candidato non deve avere un'identità forte. L'ideale, soprattutto nel Meridione, è rispolverare la figura del notabile dell'età giolittiana. Il docente universitario è una figura rassicurante. Grillo non è mai stato troppo contento della classe dirigente grillina e il Pd teme di ritrovarsi con avventurieri o improbabili vincitori del «gratta e vinci» politico. Il notabile, quando le elezioni sono più a rischio o di livello regionale, può essere sostituito con il «latifondista di voti». Non è questo il caso.

Il «modello Pomigliano» è una prospettiva. Non si può applicare alle prossime elezioni regionali. Si sta cercando in Puglia e nelle Marche, ma gli ostacoli da superare sono molti e il tempo poco.

Nelle Marche si sta parlando di un ticket tra Maurizio Mangialardi, Pd, e Gianni Mercorelli, M5s. Il secondo non sembra però troppo contento di fare il vice.

Il modello Pomigliano dovrebbe servire soprattutto per il 2021. In ballo ci sono cinque grandi città. Qui serve un accordo di sistema. Bisogna insomma spartirsi i sindaci. La prima bozza prevede Milano, Torino e Bologna al Pd, Roma e Napoli a M5s. Non è tutto così semplice. A Torino dovrebbe fare un passo indietro Chiara Appendino. È l'ultima frontiera dell'orgoglio grillino. Che fai? La tagli per investire gli ultimi spiccioli di capitale politico su Virginia Raggi? È da sconsiderati. Il Pd, poi, può ormai digerire tutto, ma Virginia sarebbe davvero troppo. Il patto può funzionare solo se si rispetta in pieno il laboratorio Pomigliano: riverniciare tutto con la società civile e cercare il notabile giusto. Il trucco è proprio la società civile: la gente.

Peccato che grillini e dem siano genti diverse.

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