Politica

Gilet gialli, atto quarto Parigi a ferro e fuoco: 600 arresti e 70 feriti

In azione anche i teppisti. Il premier Philippe «Lo Stato non ha vacillato. Ora si dialoghi»

«L o Stato non ha vacillato», dirà il premier Edouard Philippe sul finire di una giornata che vede i gilet gialli ancora in prima linea e i casseur che rovinano una protesta pacifica in buona parte del territorio. Nel quarto sabato della collera si contano 125mila manifestanti in tutta la Francia, diecimila nella sola Parigi. Una rabbia estesa ieri anche in Belgio con tensione e arresti a Bruxelles, al confine con la Spagna e alla frontiera di Ventimiglia, dove circa 200 gilet gialli hanno bloccato il traffico autostradale intonando la Marsigliese. Striscioni contro Emmanuel Macron, volantini. Poi tutto si normalizza mentre Parigi affronta la «prova di forza» del governo contro quella che il ministro dell'Interno definirà «violenza che ha toccato un livello inaccettabile». Tornano i casseur, assaltano negozi e grandi magazzini intorno agli Champs-Elysées nonostante le barriere di protezione. Alle prime luci dell'alba una dozzina di blindati sono già schierati a protezione dell'Arco di Trionfo, con addosso ancora i segni del saccheggio di una settimana fa per centinaia di migliaia di euro.

L'atto IV della protesta dei gilet si snoda a singhiozzi. Alcuni teppisti vengono neutralizzati al mattino dai novemila poliziotti e gendarmi schierati nella capitale (quasi il doppio rispetto a sabato scorso), poi scatta la rincorsa a chi si stancherà per primo, le cariche, gli stop and go. Oltre dieci ore di guerriglia urbana, lacrimogeni nella centralissima Avenue Marceau, gli idranti che sparano acqua fino al tardo pomeriggio ma quasi mai si arriva al contatto fisico; segno che qualcosa è cambiato. Per le forze dell'ordine c'è un mandato inedito: fermare preventivamente e interrogare sul posto i gilet gialli o presunti tali in possesso di spranghe e armi bianche, fionde e maschere anti-gas. La misura funziona, nonostante la città e le zone colpite siano irriconoscibili. Molotov lanciate tra le illuminazioni natalizie, provocazioni dei casseur e una Parigi che a fine serata registrerà 118 feriti (17 poliziotti), decine di auto incendiate e lacrimogeni esplosi dalle forze dell'ordine. Colpiti anche due giornalisti da proiettili flash-ball.

La musica nella Ville Lumière cambia col passare delle ore. La tensione intermittente rende la capitale lo specchio di due mondi che non si parlano: le élite e la Francia rurale, trasfigurate nello scontro casseur-forze dell'ordine. Record di fermi: 1.385 in tutto il Paese, 974 le custodie cautelari. Il premier prova a smorzare i toni spiegando che «Emmanuel Macron proporrà misure che permetteranno di ripristinare l'unità nazionale». Insufficiente, per i gilet, che dal 17 novembre portano avanti una protesta degenerata ieri anche in altre città. «Decine di cortei, a Parigi e in provincia si sono svolti senza incidenti», ricorda il ministro dell'Interno. Ma a Bordeaux, Tolosa, Lione, Grenoble, Marsiglia si contano arresti e incidenti. «È arrivato il momento del dialogo», insiste Philippe, ricordando che «è già iniziato con degli incontri tra politici, rappresentanti dei gilet gialli e un dibattito in Parlamento». Ma un altro segnale è arrivato ieri dall'Alsazia dove un gruppo di gilet ha bruciato le tessere elettorali. I due candidati alle presidenziali 2017, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, traducono i numeri del quarto weekend di rabbia in un «insuccesso» della «campagna di intimidazione del governo», che aveva provato a dividere i gilet invitando a non scendere i strada. Tornano a chiedere elezioni politiche anticipate, facendo eco alle rivendicazioni dei rivoltosi.

La protesta continua ad essere sostenuta dal 68% dei francesi (OpinionWay). Ieri ha mostrato ancora i muscoli, tornando a farsi sentire anche danneggiando il sistema economico. Al confine con la Spagna, per ore i gilet gialli hanno bloccato il passaggio dei tir, spiegando che non sarà Parigi ad ascoltarci, almeno speriamo che il messaggio arrivi a Madrid.

«Così proveranno loro a sbloccare il silenzio di Macron».

Commenti