È morto Giorgio Napolitano, un comunista al Quirinale

Napolitano, una vita dentro il Pci, fatta di luci e ombre, prima di salire al Colle e diventare 'Re Giorgio'

È morto Giorgio Napolitano, un comunista al Quirinale

Giorgio Napolitano è morto. L'ex presidente della Repubblica se n’è andato all’età di 98 anni, compiuti lo scorso 29 giugno. Il sovrano senza corona che ha guidato il Quirinale dal 2006 al 2015, diventando il primo presidente della Repubblica ad essere eletto per ben due volte, è morto.

La storia politica di Giorgio Napolitano inizia nel 1945 quando, all’età di vent’anni, dopo una breve esperienza nel GUF (gioventù universitaria fascista) si iscrive al Pci e nel 1953 entra in Parlamento come deputato. Tre anni dopo, quando i carri armati russi intervengono per sedare la rivolta di Bupadest, afferma che l’Urss “ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo”. Soltanto nel 2006 rivede questa sua posizione dichiarando che aveva ragione Pietro Nenni, l’allora segretario del Psi, nell’appoggiare la protesta ungherese. L’incontro che gli cambia la vita è senza dubbio quello con Giorgio Amendola, leader della corrente “migliorista”, chiamata così dagli avversarsi perché non si poneva l’obiettivo di sovvertire il capitalismo ma soltanto di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Napolitano, insieme ad Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte e Luciano Lama, si pone dunque “alla destra del Pci” e ha guardato con favore ad un'alleanza con i socialisti ma, nonostante questo, è sempre riuscito a ricoprire ruoli di primo piano dentro il partito.

La carriera di Napolitano dentro il Pci

Dal 1966 ricopre, per due anni, il ruolo di vicesegretario del partito guidato all’epoca da Luigi Longo e fino al 1969 e, a partire dagli anni ’70, assume il ruolo di ‘ministro degli Esteri del Pci che gli consente di girare il mondo. Nel 1978 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti, a Harvard, dove viene presentato da Franco Modigliani all’intellighenzia americana che, come ricordava Edmondo Berselli, lo definì un comunista “pinker than red" per la sua vicinanza ai socialisti. Per Henry Kissinger, ex braccio destro di Nixon, Napolitano è sempre stato il “My favourite communist” anche se è proprio l'esponente 'migliorista' che cura i rapporti con l’Unione Sovietica per il Pci. Negli anni ’80 si fanno sempre intensi i rapporti tra i socialisti di Bettino Craxi e Napolitano che, nel 1981, rinuncia agli incarichi dentro la segreteria del partito esprimendo così il suo dissenso con i contenuti della famosa intervista sulla 'questione morale' rilasciata da Berlinguer a Repubblica. Questo, però, non impedisce a Craxi, durante il processo Tangentopoli, di tirare in ballo proprio Napolitano per quanto riguarda i finanziamenti che il Pci prendeva da Mosca. “Qualcuno può credere che il ravvennate Gardini che aveva grandi interessi in Emilia e in Unione Sovietica non abbia mai dato un contributo al Partito Comunista?”, si chiedeva l’allora leader del Psi.“Sarebbe come credere che – disse Craxi - il presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano non si fosse mai accorto del grande traffico di denaro che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti amministratori del Partito Comunista e i Paesi dell’Est. Cosa non credibile”.

Con la vittoria di Romano Prodi alle elezioni del ’96, per Napolitano, arriva l’incarico di ministro dell’Interno. Si tratta della prima volta di ex comunista al Viminale e lo si nota fin da subito con il varo di una nuova legge sull’immigrazione, la Turco-Napolitano. Sono loro a dar vita ai Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, che ora sono nell’occhio del ciclone. Si trattava di una legge che spalancava le porte a un’immigrazione incontrollata con la motivazione che: “Le imprese del Nord hanno bisogno degli extracomunitari”, come spiegava Napolitano nel 1998. Dall’anno successivo fino al 2004 è stato europarlamentare a Bruxelles.

Gli anni da presidente della Repubblica

Nel 2005 diventa senatore a vita e nel 2006 viene eletto presidente della Repubblica. Anche qui Napolitano compie un nuovo record: è il primo (e finora l’unico) ex comunista a salire al Colle. La coabitazione con il premier Silvio Berlusconi si fa complicata nel 2011 quando le cancellerie europee (e non solo) si organizzano per ordire un complotto che prevede l’uscita di scena del Cavaliere. La maggioranza di centrodestra si sgretola, non solo per lo ‘spread’ alto, ma anche perché si vociferava che Napolitano avesse promesso all’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini, di nominarlo premier qualora avesse fatto cadere il governo Berlusconi. Promessa non mantenuta.

A dicembre 2011 nasce il ‘governo del Presidente’ con la nomina del tecnico Mario Monti prima a senatore a vita e, il giorno successivo, a premier. Tutto sembra filare liscio per Napolitano ma il “suo governo” è un fallimento e le elezioni del 2013 presentano un Parlamento spaccato. La coalizione ‘Bene Comune’ di Pierluigi Bersani non ha i numeri per governare ed è impossibile formare un governo di coalizione con i Cinquestelle. Ancora più difficile è portare al Colle sia Franco Marini sia Romano Prodi, pugnalato da ‘101 franchi tiratori. Ecco che Napolitano segna un altro record: è lil primo presidente della Repubblica ad essere eletto per un secondo mandato. Ora deve gestire la nascita del governo di coalizione centrosinistra-centrodestra guidato da Enrico Letta, nato per fare le riforme. Tutto va bene finché l’esecutivo non perde rapidamente prima l’appoggio di Berlusconi e, poi, la fiducia degli italiani. Nel mezzo la procura di Palermo sale al Colle per interrogare il Capo dello Stato, come persona informata sui fatti, nell'ambito del processo sulla 'trattativa Stato-mafia". Anche in questo caso si tratta di una prima volta assoluta.

Poi arriva lo ‘tsunami’ Renzi che ‘rottama’ Letta e si fa promotore di una riforma costituzionale, che Napolitano sostiene anche dopo aver lasciato il Colle che, però, viene sonoramente bocciata dagli elettori col referendum del 4 dicembre 2016. "Non mi nascondo dietro un dito. Aver visto fallire, lo scorso 4 dicembre, il terzo o quarto tentativo di riforma è certamente stata una sconfitta anche per me", ammetterà Napolitano pochi giorni dopo l’esito del voto. Nel 2018, a seguito della complicata situazione di stallo politico determinato dai risultati delle Politiche del 4 marzo, si torna a parlare di 'governo del Presidente', volgendo lo sguardo verso l'esecutivo tecnico di Mario Monti. Napolitano, intervistato dal Corriere, precisa: "Gli scenari che leggo sul dopo voto sono spesso pure fantasticherie, formule senza fondamento costituzionale. Ho esperienza in materia, visto che mi è stato attribuito il merito o il demerito di aver fatto nascere un qualche 'governo del presidente', magari 'tecnico'; e posso dire che una simile fattispecie non esiste". E conclude: "Il presidente non può inventarsi un governo perché dominus è il Parlamento; tutti i governi sono espressione della nostra democrazia parlamentare". Nel maggio 2021, all'età di 97 anni, viene sottoposto a un intervento chirurgico all'ospedale Spallanzani di Roma.

Il 13 ottobre 2022, in occasione della prima seduta della XIX legislatura, rinuncia al ruolo di presidente provvisorio del Senato della Repubblica, che spetta al senatore più anziano e che Napolitano aveva già ricoperto nel 2018. A presiedere la seduta che ha portato all'elezione di Ignazio La Russa è stata, dunque, la senatrice a vita Liliana Segre.

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