Coronavirus

Il giorno dell'angoscia: quasi mille vittime. Crescono anche i casi

Ieri record di morti: 993 (in Lombardia 347). L'indice di positività torna a superare il 10%

Il giorno dell'angoscia: quasi mille vittime. Crescono anche i casi

Mentre l'Italia del Covid19 surfa in attesa del Natale, parlando di cenoni, di sciate e di messe di mezzanotte, il bollettino di giornata ci terrorizza registrando il record di morti dall'inizio dell'emergenza: 993 i decessi di ieri, più dei 969 dello scorso 27 marzo che finora era stato un primato ineguagliato. Solo in Lombardia le croci piantate ieri sono state 347. Un dato spaventoso che si prende la copertina di una giornata in cui comunque sono stati registrati 23.225 nuovi contagi, in aumento rispetto a mercoledì sia in termini assoluti (erano 20.709) sia in rapporto ai tamponi messi a referto, che ieri sono stati 226.729, portando la percentuale di contagi al 10,24 per cento, contro il 9,99 del giorno precedente.

Migliora la situazione negli ospedali italiani. Gli attuali positivi sono 759.982, in calo di -1.248 rispetto al giorno prima. I ricoverati totali sono 35.369 (-701), dei quali 31.772 in reparti ordinari (-682) e 3.597 in terapia intensiva (-19). I contagi totali dall'inizio dell'emergenza sono 1.664.829.

Vediamo la distribuzione geografica dei nuovi casi. Sempre in testa ieri la Lombardia con 3.751 nuovi contagi, davanti al Veneto con 3.581, alla Campania con 2.295, al Piemonte con 2.230. In termini di indice di contagio invece la Lombardia è poco sopra alla media nazionale, con il 10,34 per cento di tamponi positivi su quelli effettuati. Le regioni con il dato più allarmante sono al momento la Puglia 818,30), il Veneto (16,55)e le Marche (14,98). Il dato più basso in Toscana (6,42) e il Trentino con il 6,69. Sempre a propsito delle regioni va tenuto conto che nel nuovo Dpcm perché un territorio scali da un colore all'altro è necessario che i dati migliorino (o peggiorino) costantemente non più per quattordici giorni ma solo per sette.

Ieri è stato anche il giorno del report della fondazione Gimbe, che per la settimana dal 25novembre al 1° dicembre registra «timidi segnali di rallentamento dell'epidemia». Rispetto alla precedente settimana, i nuovi casi sono passati da 216.950 a 165.879, a fronte di un calo dei casi testati (672.794 contro 778.765) e di una riduzione del rapporto positivi/casi testati (24,7 per cento rispetto al 27,9). Calano del 2,3 per cento i casi attualmente positivi: da 798.386 a 779.945. Sul fronte degli ospedali diminuiscono sia i ricoveri con sintomi (32.811 rispetto a 34.577, -5,1) sia le terapie intensive (3.663 contro 3.816, -4). A questa buona notizia fa da contraltare il dato dei decessi, ancora in aumento: 5.055 rispetto a 4.842 della settimana precedente (+9,9 per cento). Dati attribuibili «all'effetto delle misure introdotte», dice il presidente della fondazione Nino Cartabellotta ma anche «all'inspiegabile riduzione di quasi 106 mila casi testati».

Gimbe chiede al governo di «mantenere la linea del rigore, per evitare una nuova inversione della curva del contagio».

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