Coronavirus

Il giorno più nero dei casi. E l'Italia adesso ha paura

Esattamente otto mesi dopo quel 21 febbraio che segnò l'inizio dell'incubo italiano del Coronavirus (Codogno, ricordate?), l'Italia fa un nuovo salto di livello in quella che ormai dobbiamo definire la seconda ondata

Respiratori in un reparto di terapia intensiva
Respiratori in un reparto di terapia intensiva

Esattamente otto mesi dopo quel 21 febbraio che segnò l'inizio dell'incubo italiano del Coronavirus (Codogno, ricordate?), l'Italia fa un nuovo salto di livello in quella che ormai dobbiamo definire la seconda ondata. Più alta nei numeri, meno violenta finora negli effetti, ma la velocità dell'escalation non lascia per niente tranquilli.

Ieri i numeri sono stati a dir poco devastanti: i 15.199 nuovi contagi sono terribili da tutti i punti di vista e riscrivono numerosi record che fino a qualche settimana fa sembravano intoccabili, come l'8,90 di Bob Beamon nel salto in lungo a Mexico 1968. Si tratta di 4.325 contagi in più rispetto al giorno prima, di 3.494 in più rispetto al precedente record di 11.705 di domenica scorsa, di ben più del doppio rispetto ai 6.557 casi del 21 marzo, record della prima ondata.

Già questo basterebbe per terrorizzarci. Ma altri numeri aggiungono un carico di angoscia. I morti sono infatti 127, 38 in più del giorno prima. Ma soprattutto bisogna risalire al 22 maggio per trovare un numero di decessi di poco superiore: allora furono 130. Crescono di 56 unità anche le terapie intensive, e arrivano a 926 in tutto, un numero per trovare il quale bisogna risalire con i salmoni per il calendario fino ai 952 del 12 maggio. Crescono di brutto anche i ricoverati totali, che sfiorano quota 10mila, per la precisione 9.983 e anche in questo caso per trovare un numero superiore bisogna andare a maggio, per la precisione ai 10.300 del 20 maggio. Quanto al numero dei contagi attuali, si scrive un record ogni giorno. Ieri si è toccata quota 155.442, vale a dire 12.703 in più del giorno prima. E cresce anche la dimensione della città a cui paragoniamo il numero: ieri più di Cagliari e poco meno di Livorno. Per dire.

Unica consolazione il sensibile aumento dei tamponi effettuati, che passano da 144.737 di martedì ai 177.848 di ieri, nuovo record assoluto. Una crescita che purtroppo non compensa quella dei contagi, facendo impennare ulteriormente l'indice di positività di cui vi rendiamo conto ogni giorno e che costituisce alla fine il dato più affidabile, perché offre un'idea precisa di quanto si stia diffondendo il virus. Ebbene, siamo all'8,55 per cento. Il che vuol dire che ogni 10mila tamponi effettuati, si scovano 855 positivi. Pessimo segno.

Poi naturalmente la situazione non è grave ovunque allo stesso modo. Osservata speciale è la Lombardia, in cui in altre pagine di questo giornale dedichiamo un focus. Qui ci limitiamo ai numeri preoccupanti di ieri: 4.125 nuovi casi (record), con 36.416 tamponi (altro record), un'indice di positività elevatissimo (11,33 per cento), il record di terapie intensive (134), di pazienti ricoverati in reparti ordinari (1.521), di ricoverati totali (1.655), di attuali positivi (29.89), di morti (20).

Ma anche altrove le cose non vanno bene. Per numero di contagi al secondo posto c'è il Piemonte (1.799), poi la Campania (1.760), il Veneto (1.472) e il Lazio (1.219). Per indice di positività davanti alla Lombardia ci sono il Piemonte con 13,22 per cento e la Campania con il 12,68, e subito dietro la Liguria con l'11,03 e la provincia autonoma di Bolzano con il 10,03. Per terapie intensive dopo la Lombardia ecco il Lazio (129), l'Emilia-Romagna (86), la Campania (85) e la Sicilia (83). Per morti al secondo posto c'è il Lazio (16) poi il Veneto (14), la Toscana (13), la Campania e la Sicilia (11).

L'Italia è di nuovo una grande malata.

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