Il giorno di Trump alla «vecchia» Onu

Dossier su Corea e Iran. Clima, gli Usa trattano sull'accordo di Parigi

Valeria Robecco

New York Donald Trump a tutto campo. Il presidente americano debutta all'Assemblea Generale dell'Onu con un'agenda ricca di argomenti, ma anche di incognite, e con la missione di convincere la platea dei leader mondiali riuniti al Palazzo di Vetro che la dottrina «America first» è anche la migliore per la comunità internazionale.

Quello del tycoon, domani mattina, non è l'unico debutto sul podio della 72esima settimana ministeriale - a fargli compagnia ci sono il segretario generale Antonio Guterres, il presidente francese Emmanuel Macron e il sudcoreano Moon Jae-in - ma è sicuramente il più atteso. Trump in passato ha definito l'Onu un'istituzione «obsoleta», un «club di gente che si riunisce, parla e si diverte», ma ora «è un nuovo giorno», come ha assicurato l'ambasciatrice americana Nikki Haley: negli ultimi mesi tante cose sono cambiate alle Nazioni Unite, «non sono più solo parole, ma azioni». Tanto che oggi Trump prenderà la parola insieme a Guterres in un evento sponsorizzato proprio dagli Usa sulla riforma dell'organizzazione internazionale. I dossier caldi sono tanti, con in cima alla lista la crisi in Nord Corea. Pyongyang sarà «distrutta» se continua con il suo comportamento «sconsiderato», ha avvertito l'ambasciatrice, il «fuoco e furia» promesso da Trump «non è una minaccia vuota». E per una coincidenza legata all'estrazione dei posti, la delegazione di Pyongyang siederà in prima fila al centro della platea, a pochi metri da dove parlerà The Donald. In un tweet di ieri, il presidente Usa ha definito Kim Jong-un «rocket man», l'uomo razzo.

«Schiaffeggerà la gente giusta, abbraccerà la gente giusta e alla fine ne uscirà molto forte», ha anticipato Haley, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster ha sottolineato che «solleciterà tutti gli stati ad unirsi per affrontare i grandi pericoli che ci minacciano». Al centro dell'agenda all'Onu ci sono anche Iran, Siria, processo di pace in Medio Oriente, Libia, Venezuela, Birmania e lotta al terrorismo. E poi c'è il nodo del clima, su cui Macron organizza un vertice domani dopo un incontro informale promosso stamattina dal consigliere economico della Casa Bianca Gary Cohn. Proprio alla vigilia dell'Assemblea Generale gli europei hanno colto qualche segnale di apertura da parte di Washington, con il commissario all'ambiente dell'Ue, Miguel Arias Canete, che afferma: «Gli Usa non rinegozieranno l'Accordo di Parigi, ma proveranno a rivedere i termini del loro coinvolgimento». La Casa Bianca ha diffuso una nota che ha il tono della smentita, precisando: «Non c'è stato alcun cambiamento di posizione. Come il presidente ha chiarito abbondantemente, gli Usa si ritireranno a meno che non possano rientrare con condizioni più favorevoli al nostro Paese». In realtà sono parole che non appaiono molto distanti da quelle di Canete, e anche il segretario di stato Rex Tillerson alla Cbs ha detto che «Trump è aperto a trovare condizioni in cui possiamo restare impegnati con altri, quello su cui tutti concordiamo è ancora una questione difficile». E sarà compito di Cohn «considerare altre vie in cui poter lavorare con i partner nell'accordo».

Il Commander in Chief ha in programma anche una fitta serie di incontri, a partire in giornata dai bilaterali con Macron e con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, prima di una cena con i leader dell'America latina per discutere della crisi venezuelana. Poi vedrà l'emiro del Qatar, i leader africani, il re di Giordania Abdullah, il palestinese Abu Mazen, l'egiziano Al Sisi, il turco Recep Tayyip Erdogan e la britannica Theresa May.

In programma anche un trilaterale con il premier giapponese Shinzo Abe e il sudcoreano Moon sulla questione nordcoreana. Assenti illustri a New York, invece, sono il leader del Cremlino Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

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