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Giovanni, il salvataggio diventa simbolo. Ansia per chi non si trova, gara di solidarietà

L'uomo è rimasto aggrappato a una finestra per ore: sta bene. In salvo anche un neonato, sfollati negli alberghi. Raccolte coperte e indumenti pesanti

Giovanni, il salvataggio diventa simbolo. Ansia per chi non si trova, gara di solidarietà

Ricoverato in ospedale, in buone condizioni, probabilmente ignora di essere diventato il simbolo di questa tragedia che ha colpito Ischia. L'ennesimo manifesto di incuria e superficialità misto alla fatalità della mano della natura. Giovanni è stato salvato dai soccorritori dopo essere rimasto aggrappato alla persiana di una finestra per ore. Ricoperto di acqua e fango, al freddo, in attesa di qualcuno che lo salvasse. «L'uomo di fango» è stato ribattezzato, diventando al tempo stesso l'immagine vivente di una tragedia ma anche un simbolo di speranza. Quella mista a disperazione che ha accompagnato l'attività di soccorso in tutta la giornata e la nottata di ieri.

Subito dopo la frana, Giovanni era corso dal figlio e dalla nuora per aiutarli ma non è mai arrivato. Appena uscito di casa è stato travolto e completamente sommerso dal fango, trovato dai soccorritori poco dopo l'alba. «Cerca di tenere i piedi a terra, reggiti a qualcosa. Due minuti e siamo da te», gli dicevano. Lo hanno preso di peso e portato in ospedale in stato di ipotermia ma senza ferite gravi. Quasi un miracolo, che dà un po' di speranza. Quella che si è spenta per una donna la cui identità non è ancora stata svelata. Di origine est-europea, era sposata con un uomo dell'isola. Il fiume di acqua e fango l'ha travolta e per lei non c'è stato nulla da fare. Irriconoscibile per i soccorritori, è l'unica vittima accertata in una giornata in cui numeri e notizie sono stati forniti e smentiti a stretto giro di posta nel corso delle ore. Undici persone sono ancora disperse, i lavori di vigili del fuoco e uomini della protezione civile continuano senza sosta nella speranza di trovarli. Con il pensiero positivo che magari qualcuno inserito nella lista dei dispersi abbia invece trovato un luogo sicuro. «Una notte impegnativa per tutti coloro che si alternano al prosieguo delle attività urgenti», ha confermato il capo del Dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio. «Le ore notturne di certo non aiutano, ma si lavora comunque con i fari», ha aggiunto.

Quel che è certo è che nella tragedia, ancora in divenire, ci sono anche storie che regalano speranza. Tratto in salvo il nucleo familiare, tra cui un neonato, che in prima battuta, nella concitazione dei momenti, era stato dato per deceduto. Per fortuna, padre, madre e il piccolo stanno bene. Tredici le persone ferite e ricoverate in ospedale. L'ansia è per i dispersi, tra cui ci sono sicuramente una 25enne e una famiglia composta da padre, madre e due bambini che vivono nella zona interessata dalla frana nel centro di Casamicciola. Anche due immigrati che lavorano in un'attività commerciale della zona sono irreperibili da ieri e i loro telefonini squillano a vuoto. La speranza è appunto che tutte queste persone abbiano trovato un rifugio e non siano stati in grado di comunicarlo alle forze dell'ordine. Oggi, con la luce del giorno e sperando in condizioni meteo migliori, si saprà di più. Di «tragedia collettiva e individuale in divenire» ha parlato don Gaetano Pugliese, attivo da subito per prestare i primi soccorsi ai suoi parrocchiani. «Ha iniziato a piovere fortissimo però eravamo tranquilli. Alle 3 ho sentito il primo boato e un rumore forte, come quando c'è un incidente d'auto. La frana. E dopo la prima, ecco un'altra frana verso le 5. Una cosa impressionante, forse peggio dell'alluvione del 2009 e tremendo quanto il terremoto del 2017», ha raccontato Lisa Mocciaro, illustratrice di libri per bambini, rimasta ostaggio nella sua abitazione risparmiata dalla colata di fango.

Dai primi momenti successivi alla tragedia è scattata un'autentica gara di solidarietà in paese per aiutare chi è stato costretto ad abbandonare la propria abitazione per evitare ulteriori rischi. Sono 130 circa gli sfollati che hanno trovato riparo prima nel palazzetto dello sport per poi essere suddivisi in diversi alberghi dell'isola che hanno immediatamente dato disponibilità. Raccolte anche coperte e indumenti pesanti per proteggersi dal freddo della notte. Una notte scura come il fango che invaso Ischia. Una notte lunghissima. Di lavoro, di rabbia e di disperazione.

Ma anche di speranza.

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