Politica

Giuseppi salvato, ora fa il gradasso. "Salvini al citofono? È stato indegno"

L'acccusa contro l'ex alleato: mi ricorda pratiche del passato

Giuseppi salvato, ora fa il gradasso. "Salvini al citofono? È stato indegno"

Roma - «Salvo» il governo, «sconfitto» Salvini, «stabilizzata» la maggioranza. E così, dopo la grande paura, Giuseppe Conte esce dal bunker dove si era asserragliato negli ultimi giorni, restando in silenzio, cancellando impegni pubblici, dando persino un bidone al Forum di Davos.

Invece ora può lasciare la casamatta, e lo fa davvero, fisicamente, fermandosi a parlare al sole in piazza Colonna, proprio davanti al portone di Palazzo Chigi, e lanciando due messaggi. Il primo è per i 5s, che dovranno rinunciare a qualche battaglia di principio. «Adesso serve un altro fronte, progressista, riformista, alternativo alla destra, dove possono trovare spazio tutte le forze che vogliono condurre una politica diversa dalla Lega». E ovviamente lui, che è «un costruttore», si candida a guidarlo.

Il secondo avviso è al Pd e a Renzi. «Non possiamo più permetterci smarcamenti o di piantare bandierine o di reclamare spazi, la gente ci chiede azioni». Avete vinto, non infierite sui grillini, altrimenti torneremo a ballare.

La metamorfosi di un premier: appeso a un filo domenica, rinvigorito oggi dopo il risultato in Emilia Romagna. «È stato un voto regionale, però significativo. Una delusione per chi ci ha impropriamente costruito sopra un referendum sull'esecutivo, e lo ha perso. Matteo Salvini è il grande sconfitto è la Lega in fase calante, non è il primo partito né in Emilia, né in Calabria. Ho trovato indegno andare in giro con le tv a citofonare additando singoli privati cittadini, non importa se a torto o a ragione. Mi ricorda pratiche del passato, è un dagli all'untore indegno di un Paese civile. Tanto più se arriva da chi quei reati doveva perseguirli, quando è stato 15 mesi ministro dell'Interno».

Salvini è il nemico perfetto, utile anche per provare a rincollare la maggioranza. «Voleva citofonare pure a Palazzo Chigi...». Conte dice «non vedere nessuna instabilità». Ma è proprio la tenuta della coalizione, i protagonismi dei vari leader, a preoccupare il presidente del Consiglio. «Non dobbiamo più indulgere in rivendicazioni di spazi politici, i cittadini ci chiedono pratiche di buon governo». L'orizzonte è il 2023, «ci auguriamo di completare la legislatura e ci giudicheranno per quello che avremo fatto». Per questo motivo Conte rilancia l'agenda. «Non vedo l'ora di incontrare le forze politiche, individuare le priorità è stabilire un cronoprogramma dettagliato».

Basteranno le buone intenzioni a sbloccare la coalizione? Finora i giallorossi sono rimasti fermi, in attesa del responso emiliano, e la vittoria di Bonaccini non ha certo cancellato problemi e divergenze profonde di idee. Come sulla prescrizione, sulla quale premier è «sicuro che verrà trovato un accordo nel quadro di un sistema di giustizia penale efficiente». Poi però ci sono le crisi industriali, le autostrade, le tasse. L'incognita principale riguarda i Cinque stelle ridimensionati dal voto: cederanno potere al nuovo partner forte, il Pd, o faranno pesare il numero dei loro parlamentari? E Di Maio? Conte esorcizza la questione. «Il movimento a marzo arriverà agli stati generali, che torneranno utili per ritrovare entusiasmo e energia. Gli amici di 5s saranno sempre più pronti a contribuire alle riforme che i cittadini attendono». E comunque, «non hanno avuto un risultato brillante, tuttavia i numeri in Parlamento sono diversi».

Ecco, questo è un elemento che deve valutare bene pure Zingaretti, prima di alzare troppo la voce: «Non possiamo essere ingenerosi con i 5s». Il segretario del Pd parla di «fase due», ma Conte gli chiede di non esagerare. «Dobbiamo essere uniti. Basta smarcamenti e bandierine, serve maggiore coesione nell'esecutivo e una prospettiva di ampio respiro per costruire un fronte, chiamatelo progressista, riformista o come vi pare, con tutte le forze che vogliono contrastare le destre».

E ricordatevi, «io sono un costruttore».

Commenti