Milano Le croci dietro la vetrina scintillante del made in Italy . All'Olivetti, un tempo marchio glorioso del Paese, si moriva di amianto. Come in tante altre fabbriche dell'Italia a trazione industriale. È una storia lontana ma improvvisamente attuale quella che si discute in udienza preliminare a Ivrea: per la procura questa striscia interminabile di dolore e lutto non è frutto del caso e per questo il pm Lara Longo reitera le richieste di rinvio a giudizio già avanzate nei mesi scorsi e chiede di mandare a processo 28 persone, su tutte l'Ingegner Carlo De Benedetti.
De Benedetti fu fra il 1978 e il 1986 amministratore delegato e presidente dell'azienda piemontese, considerata per una lunga stagione un luogo straordinario di integrazione sociale. Purtroppo l'Olivetti nascondeva nella sua pancia un mostro, assai diffuso in Italia fino a pochi anni fa: l'amianto. Un killer lentissimo ma implacabile che sarebbe stato sottovalutato, anzi trascurato, da chi doveva vigilare sulla salute di operai e tecnici.
Dunque, i massimi dirigenti dell'azienda, a cominciare da Carlo De Benedetti e dall'ex ministro Corrado Passera. In questo procedimento si discute della morte di 14 persone e si ricostruisce una strage silenziosa, sfuggita per lungo tempo alle cronache. De Benedetti deve rispondere di omicidio colposo e il giudice deve pesare le eventuali colpe collocandole sul piano temporale.
I colletti bianchi che gestivano l'Olivetti conoscevano i rischi terribili cui andavano incontro le maestranze o disponevano di informazioni insufficienti? È il grande quesito al centro dei tanti dibattimenti che si celebrano
da Nord a Sud dove l'amianto ha colpito e continua a colpire senza pietà. Ora la parola passa al giudice che deve decidere anche il destino di Roberto Colaninno, sotto indagine pero' solo per un caso marginale di lesioni.