Giustizia, intesa sulla riforma. Restano i dubbi di Lega e Iv

Nell'accordo stop alle porte girevoli, separazione delle carriere e Csm. Fi: "Raggiunti due obiettivi storici"

Giustizia, intesa sulla riforma. Restano i dubbi di Lega e Iv

La maggioranza trova l'intesa sulla riforma del Csm. Ma la partita non è chiusa. E il percorso verso l'approvazione resta in salita. Ieri, dopo due giorni di riunioni e colloqui tra il ministro della Giustizia Marta Cartabia e le forze politiche, Pd, Azione, Leu e Forza Italia annunciano di aver trovato un «accordo ampio» sulla riforma della giustizia. Lega e Italia Viva frenano e avvertono che per ora gli emendamenti al testo Cartabia, in discussione alla commissione Giustizia alla Camera dei deputati, non saranno ritirati. Il Guardasigilli non ha dubbi: «Sui contenuti ci siamo, la maggioranza ha condiviso i punti che si è impegnata a sostenere», avrebbe detto al termine del vertice. Ribadendo un concetto: «Il Paese si aspetta la riforma e ricordo ancora una volta in che modo tutti noi abbiamo accolto il passaggio del discorso alle Camere del Presidente della Repubblica Mattarella sulla necessità e l'urgenza di questa riforma». Dal fronte Lega parla Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia: «Sosteniamo il ministro che sta cercando un punto di equilibrio tra partiti che hanno visioni diverse della giustizia. In modo costruttivo abbiamo proposto anche un metodo elettorale fondato sul sorteggio degli elettori anziché degli eletti. Naturalmente la strada del vero cambiamento passa dai referendum».

I tre punti su cui le forze politiche sembrano aver trovato accordo riguardano stop alle porte girevoli, sistema elettorale del Csm e separazione delle carriere dei giudici. Sulla separazione delle carriere è stato raggiunto un accordo di maggioranza che prevede un solo passaggio da funzione requirente a giudicante e viceversa, entro 10 anni dopo l'assegnazione della prima sede. Nessun limite invece verso il civile. Per quanto riguarda il sistema elettorale per il Csm, come già approvato in Consiglio dei ministri, si è optato per il binominale con quota proporzionale, con un sorteggio dei distretti di Corte d'Appello per formare i collegi. Stop infine alle porte girevoli bloccate per i magistrati che fanno politica: non torneranno più a svolgere ruoli nella giurisdizione. Il parlamentare Pierantonio Zanettin evidenzia: «Con questa riforma il caso Minzolini (giudicato da un magistrato che era stato per 12 anni parlamentare del Pd) non ci sarebbe stato». Gli azzurri rivendicano la vittoria: «Nell'accordo raggiunto passano due obiettivi storici, ultra ventennali, di Forza Italia: porte girevoli bloccate per i magistrati che fanno politica e separazione delle funzioni. Orgogliosi dei traguardi raggiunti», dichiarano, in una nota congiunta, i deputati di Forza Italia Pierantonio Zanettin, Roberto Cassinelli, Mirella Cristina, Veronica Giannone, Pietro Pittalis e Matilde Siracusano. Insorge l'Anm: «Un accordo che peggiora sensibilmente un impianto già denso di criticità», attacca Salvatore Casciaro, segretario generale dell'associazione dei magistrati.

Soddisfatti anche Pd e Azione. «È stata raggiunta un'intesa, ma un grande nodo politico resta ancora aperto: due forze politiche di maggioranza, Italia viva e Lega, ancora non ritirano gli emendamenti sui quali c'è parere contrario del governo e resta ambiguità su come voteranno in commissione. Questo non è accettabile», avverte Anna Rossomando del Pd.

Ma dal fronte renziano arriva la frenata: «Abbiamo ribadito quanto detto sempre sin dall'inizio, ovvero che vogliamo discutere le nostre posizioni prima in commissione e poi in Aula, è l'indicazione data sin dall'inizio», spiega all'Agi il deputato di Iv, Catello Vitiello.

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