«Pagare tutti le tasse per pagarne di meno» è un'affermazione condivisibile, basata su un'equazione valida: se il monte del gettito aumenta, a ciascuno toccherà dare un contributo minore. È matematica. Soddisfa anche quel senso di ingiustizia che i contribuenti avvertono, allorché subiscono i prelievi o fanno i versamenti perché sono tanti, tantissimi anche quelli che pagano il dovuto volontariamente. A livello microeconomico, è iniquo che ci sia chi non paga o paga molto meno del dovuto, a fronte di chi paga tutto e non detrae nulla perché dipendente. Proprio per questo tutti i governi sbandierano la strategia e la perseguono. Certo, parlare di successo è eccessivo, ma qualche risultato lo portano. A marzo l'Agenzia delle Entrate rivelò che erano stati recuperati oltre 19 miliardi di euro relativi al 2018, in crescita rispetto all'anno precedente. Poi a luglio è stato stimato un extra gettito IVA di 4 miliardi, dovuto alla fatturazione elettronica. L'evasione complessiva stimata è molto di più, però questi non sono proprio bruscolini. Peccato che il contribuente non veda un euro. Sarebbe giusto, seguendo lo spirito della strategia, diminuire la cifra che gli altri devono versare: magari qualche centesimo per ogni euro dovuto. Oppure, almeno tranquillizzare sulle clausole di salvaguardia, che altro non sono che un prelievo aggiuntivo sui consumi: tranquilli, non ve li imporremo perché abbiamo recuperato la cifra che serve da chi non aveva versato la sua parte. Pagare tutti per pagare meno. Oggi invece la frase suona così: pagare tutti per pagare comunque lo stesso. Se sul piano individuale funziona ancora, perché resta ingiusto che uno paghi e l'altro faccia il furbo, sul piano macroeconomico la cosa è disputabile. Se recuperi tasse da chi le evade senza ridurle dello stesso importo a chi le ha pagate, stai solo aumentando il prelievo globale dalla società mercantile, dando più risorse allo Stato da spendere. Da questo punto di vista, giusto o sbagliato dipende da un indicatore economico: il moltiplicatore della spesa. Un euro che entra nelle tasche della PA e viene da questa speso, quanta ricchezza produce? Lo stesso euro, se resta nelle tasche dei cittadini (che sono dalla parte del torto sul piano microeconomico) e viene speso direttamente, quanta ricchezza produce? Far pagare le tasse agli evasori è interesse del contribuente in due casi su tre: se l'operazione riduce la pressione su di lui o se il moltiplicatore della spesa dello Stato è superiore a 1. È brutto e cinico, ma è così.
Non a caso Milton Friedman, economista premio Nobel del 900, ebbe a dire: «Se l'Italia si regge ancora è grazie al mercato nero e all'evasione fiscale che sono in grado di sottrarre ricchezze alla macchina parassitaria ed improduttiva dello Stato per indirizzarle invece verso attività produttive». Distribuire soldi porta consensi, si capisce. Finché la politica non dà un segnale di sapersi controllare, possono portare l'evasione a zero, ma le tasse non diminuiranno. Mai.
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