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Gloria sceglie la pillola della dolce morte. È il secondo caso di suicidio assistito

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Gloria sceglie la pillola della dolce morte. È il secondo caso di suicidio assistito

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Gloria aveva 78 anni ed era malata di tumore. È morta domenica mattina con il suicidio assistito. È la seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite la morte volontaria, resa legale (a determinate condizioni) dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso Cappato-Antoniani.

Gloria è anche la prima persona nel nostro Paese ad aver ottenuto la consegna del farmaco da parte dell'azienda sanitaria. Se lo è autosomministrato a casa sua, sotto il controllo medico di Mario Riccio, consigliere Generale dell'associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby ed era stato il medico di fiducia di Federico Carboni, il primo italiano che un anno fa ha chiesto e ottenuto l'accesso alla morte volontaria.

«Anche se ha dovuto attendere qualche mese per avere il farmaco, Gloria ha scelto di procedere in Italia per avere a fianco la sua famiglia - spiegano Filomena Gallo e Marco Cappato dell'associazione Luca Coscioni - Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all'umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia. La legge regionale 'Liberi Subito', appena depositata, aiuterà questa regione a fornire in tempi brevi risposte e piena assistenza a chi effettua, in determinate condizioni di salute e piena assistenza di cura, scelte precise di fine vita».

Prima di Gloria, in Veneto aveva già ottenuto il suicidio assistito Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare. La Regione guidata da Luca Zaia dimostra una forte sensibilità sul tema: è la prima ad aver raggiunto, e poi depositato, la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul suicidio assistito in Consiglio regionale. Sono infatti oltre 7mila i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo elaborato dall'associazione Luca Coscioni per regolamentare l'aiuto medico alla morte volontaria su cui si stanno raccogliendo le firme anche in Piemonte, Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. Analoga proposta verrà depositata in Basilicata e Lazio attraverso l'iniziativa dei Comuni ed è già stata depositata da consiglieri regionali in Sardegna, Puglia e Marche. Numerosi invece sono i malati terminali o cronici ancora costretti a emigrare in Svizzera.

Altri ancora vorrebbero accedere alla morte volontaria assistita e sono in attesa della verifica delle condizioni, ma sono finiti intrappolati nelle sabbie mobili delle lungaggini burocratiche (attualmente è nota la vicenda di Laura Santi in Umbria, Anna in Friuli Venezia Giulia), costretti a un interminabile percorso nei tribunali, direttamente proporzionale a un peggioramento delle condizioni di salute. E forse questa è sofferenza più grossa, perchè oltre al dolore (fisico e morale) si ha a che fare con un immobilismo indelicato.

Infine ci sono casi, riferisce l'Associazione, come quelli di Fabio Ridolfi e Giampaolo costretti a rinunciare al lungo e faticoso percorso scegliendo loro malgrado il ricorso alla sospensione delle terapie e una lenta morte sotto sedazione profonda con distacco dell'alimentazione e dell'idratazione.

Strada che molti, senza renderlo noto, scelgono per liberarsi dalla morsa delle sofferenze.

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