Il governatore lombardo le canta a Renzi, che dopo l'aggressione in treno parla di «coraggio» e «speranza»: «Quella attuale non è certo una gestione da Paese civile»

MilanoSe non fosse tutto drammaticamente vero, potrebbe sembrare un film violento, da vietare ai bambini. Una lunga scia di sangue sulla banchina è la foto che racconta la notte di un ferroviere: aggredito col machete da una gang latinoamericana che gli ha staccato un braccio. L'immagine della città accoglie il premier, Matteo Renzi, a Palazzo Lombardia per la conferenza «Italia America latina». Una coincidenza quasi inquietante. «Non chiudersi a casa», «servono coraggio e speranza», «non paura», dice Renzi. Il pensiero corre a questi fatti, alla stazione di Milano diventata campo profughi.

Il padrone di casa, il presidente della Regione, Roberto Maroni, nonostante photo opportunities , sorrisi e battute, è di tutt'altro avviso. Propone di rispondere al machete con le pallottole: «Che dovremmo fare? porgere l'altro braccio?». Il treno della violenza è un “suo” treno, un treno regionale di Trenord. Spiega che non bastano le guardie giurate: «Chiederemo di mettere i militari e la polizia per contrastare questi fenomeni». Fino a sparare? «Sì certo, è legittima difesa. Voglio qualcuno che impedisca queste cose e se è necessario sparare, spari».

Si dichiara «sotto choc per quanto successo a Milano» Silvio Berlusconi. Al telefono con Valenza per la chiusura della campagna elettorale, domanda: «Siamo invasi: ma il governo dov'è?». Poi insiste perché polizia e forze dell'ordine lavorino con l'esercito: «Vi garantisco che i soldati sono più felici di sentirsi utili nelle nostre città che passare il tempo a giocare a carte». Non è un caso isolato questa notte di terrore, anche se per fortuna non sempre si arriva a esiti così drammatici. Fa sapere Trenord che nei primi cinque mesi del 2015 sono state 44 le aggressioni al personale: 18 aggressioni fisiche e 26 violente minacce verbali.

Non cedere alla paura, come propone il premier? Maroni si smarca: «Io uso il cervello. Purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. La paura c'è e deriva da fatti concreti, non da chiacchiere: il governo deve intervenire e non so che cosa aspetti. È gravemente inadempiente». E ancora: «Penso che non sia una gestione da Paese civile quella attuale: l'ho detto anche a Renzi. Dove vanno messi gli immigrati? In luoghi idonei, non lasciati a bivaccare nelle stazioni». Poi va in visita al ferroviere ferito, Maroni, come il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, che porta solidarietà a nome del suo partito e anche di Renzi.

La sinistra replica duramente a Maroni. «Parole pericolose» dice il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia. E se il sindacato di polizia Consap parla di «battuta», ma avverte che «alzare i toni non conviene a nessuno», solidarizza con Maroni la coordinatrice regionale di Forza Italia, Mariastella Gelmini, e invoca anche lei l'esercito: «Milano è una città in trincea ma chi dovrebbe difenderla ha alzato bandiera bianca».

C'è chi cerca aiuto in alto. Ieri mattina, dalla Stazione Centrale piagata (dice il leader della Lega, Matteo Salvini, che «sembra Calcutta»), sono partiti per Torino il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, Ncd (in Lombardia al governo col Carroccio), e il consigliere del Pd, Fabio Pizzul. Destinazione la Sindone, «per ricordare il senso di un servizio autentico e umile in politica». Sono tante le storie di passione in questi giorni di degrado e violenza. Pallottole a parte, c'è anche una questione di conti che non tornano.

La solleva il vicepresidente della Regione, l'azzurro Mario Mantovani: «Noi stiamo facendo la nostra parte per tutelare la salute degli immigrati e soprattutto quella dei cittadini. Ma il governo ci deve 160 milioni di euro per quest'impegno».

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