Il futuro del Paese «non è nei condoni e nella flat tax», ha assicurato ieri il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri durante la campagna elettorale in Umbria. In effetti se la manovra non cambierà (e a quanto pare sarà modificata il meno possibile) il futuro più vicino ci riserva un'altra stratificazione di tasse. Alcune impercettibili. Cinque miliardi di microtasse, come si ammette in uno schema che ieri circolava tra i palazzi del governo. Le misure sono quelle attese: 500 milioni dai giochi, 200 milioni dalle sigarette e dall'aumento della cedolare secca sugli affitti concordati. Poi la riduzione fino all'azzeramento delle detrazioni al 19% per i redditi tra 120 mila e 240 mila euro.
Il decreto fiscale sarà pubblicato oggi o domani in Gazzetta ufficiale. Poi toccherà al Ddl di Bilancio vero e proprio, che seguirà l'iter consueto. Sempre che sia rispettato. Sotto un'apparenza di tranquillità la sessione di bilancio prosegue con qualche intoppo. Il premier Giuseppe Conte e lo stesso ministro Gualtieri anche ieri hanno sottolineato come il testo sarà blindato. Ma un margine per le modifiche c'è.
Ieri il viceministro all'Economia Pier Paolo Baretta ha fatto capire che sono possibili interventi sulla plastic e sulla sugar tax. «Tasse particolarmente pesanti e affronteremo con le imprese del settore».
Possibile quindi che le due misure siano modificate con benefici non solo per le aziende, ma anche per i consumatori che vedranno aumentare i prezzi dei prodotti. Il valore complessivo delle eco tasse è di 1,8 miliardi e nel testo definitivo potrebbe scendere, con il consenso del governo.
Quella su sugar e plastic tax è, allo stato, l'unica concessione a Italia viva di Matteo Renzi, visto che Quota 100, sempre secondo la sintesi della manovra in circolazione ieri, non è possibile (il partito dell'ex premier presenterà comunque un emendamento).
Nel testo finale potrebbe fare capolino un fondo famiglie di due miliardi nel triennio, con un riordino degli attuali bonus in un unico fondo. Una carta bimbi da 400 euro al mese.
Il tutto Europa permettendo. Se la Commissione europea non accetterà le tesi del governo di Roma contenute nella lettera di risposta (in programma per ieri mattina, ieri notte ancora non era stata recapitata), il governo dovrà cercare di ridurre il deficit strutturale. La narrazione di una commissione più che disponibile a concedere flessibilità e il non rispetto dei patti non corrisponde alla realtà. Anche perché nei nuovi equilibri europei i «falchi» peseranno più di prima. E di sconti all'Italia non ne vogliono.
Chi invece è in vena di sconti e riconoscimenti all'Italia è l'agenzia Moody's. Nel report annuale di Moody's Investors Service si legge: «Ci aspettiamo che il Governo italiano e la Commissione europea trovino un compromesso senza andare a uno scontro simile a quello visto l'anno scorso». Moody's è ottimista anche sul Pil del 2020, dato allo 0,5%.
Musica per le orecchie del ministro Gualtieri che ieri ha rivendicato una manovra «non restrittiva ma responsabile». Ha detto di sperare in altri sei miliardi di risparmi in interessi sul debito. E ha difeso l'impianto della manovra.
«Quando sono arrivato -ha spiegato - mi sono trovato una legge di Bilancio preparata per far fronte a un disastro che prevedeva 6 miliardi di tagli a welfare, sanità e istruzione. Noi abbiamo scelto una strada diversa Nella manovra ci sono infatti nuove entrate per circa 15 miliardi. La lotta all'evasione si ferma a tre miliardi. E su queste cifre la lettera a Bruxelles si è complicata.
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