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Il governo deraglia sui treni. Speranza rimette le distanze

Una nuova ordinanza del ministro della Salute dopo l'apertura di venerdì. Ntv: "Costretti a eliminare corse"

Il governo deraglia sui treni. Speranza rimette le distanze

In realtà già venerdì sera il MIT (che pare l'acronimo di un convoglio ad alta velocità, ma sta invece per Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti), aveva sospettato che, col pasticcio della «deroga del distanziamento sui treni», si rischiava di finire su un binario morto. Tanto che la povera ministra Paola De Micheli, in extremis, ha tentato di ridimensionare l'annuncio - fin troppo rapido - del «Signor Frecciarossa» e del suo concorrente «Signor Italo». Troppo tardi. Nelle redazioni il titolo era già fatto: «Tornano le carrozze piene e niente più posti alternati per i viaggiatori». Parole frettolose, frutto probabilmente di un misunderstanding «ferroviario» tra i vertici del Mit, quelli di Trenitalia e quelli della company NTV (che ieri ha annunciato che «sopprimerà» alcuni convogli).

Fatto sta che a 24 ore dall'improvvido comunicato «semi-congiunto» che lasciava erroneamente intendere un «liberi tutti» in carrozza, le parti in causa sono state costrette a fare un'ingloriosa retromarcia. Anche perché, nel frattempo, erano scesi in campo, minacciando di incatenarsi sui binari, il ministro della Salute Speranza oltre ai «maggiori esperti» (si fa per dire...) della lotta al Covid. Scienziati di «prima grandezza»: peccato siano gli stessi che, all'inizio del contagio, dichiaravano tutto e il contrario di tutti; compreso che «le mascherine non servono a nulla» e che «l'Italia è attrezzatissima per far fronte a un eventuale contagio». Poi si è visto come sono andate le cose. Ma per la mezza fake-news dell'«abolizione del distanziamento sociale sui treni» la falange dei virologi mediatici è schierata compatta: «Sarebbe un errore gravissimo». E così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha immediatamente «rimesso a posto» le cose: «È giusto che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora. Non possiamo permetterci di abbassare il livello di guardia. Per questo ho firmato un'ordinanza che ribadisce che in tutti i luoghi chiusi, aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto, è e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l'obbligo delle mascherine. Questi sono i due principi essenziali che, assieme al lavaggio frequente delle mani, dobbiamo conservare nella fase di convivenza con il virus». Sintesi frutto del suo sacco, ma soprattutto del sacco del suo super-consulente, il gettonatissimo epidemiologo Walter Ricciardi. Che precisa: «Derogare al distanziamento sociale sarebbe stato imperdonabile. È proprio questa forma di profilassi che contribuisce alla sicurezza dei mezzi di trasporto pubblici. Convinta anche la ministra De Micheli, primatista di arrampicata sugli specchi: «Le linee guida allegate al Dpcm del 14 luglio non avevano reintrodotto il riempimento al 100%, ma una deroga al distanziamento sociale di un metro che avrebbe aumentato la capacità dei vagoni». E poi: «Oggi si è concordata una decisione prudente sulle capienze per non correre inutili rischi». Botto finale: «Alla luce di ciò, i treni continueranno a viaggiare con le stesse regole finora applicate senza alcuna deroga». Intanto il segretario dem, Nicola Zingaretti, non perde l'occasione per rispolverare il vecchio refrain, attaccando il «negazionista» Matteo Salvini: «Il tema oggi è non far rialzare la curva. E quindi continuare a dire a tutti che ci sono tre cose semplici da fare: mascherina, distanza di sicurezza e igiene delle mani». Il solito tris per chi non ha migliori punti da giocarsi sul tavolo verde del coronavirus.

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