Roma Ci mancava l'imbarazzo sulla Tav, in una delle settimane più difficoltose per il cammino del governo. Giovedì il Cdm potrebbe (finalmente) varare il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100, mentre già oggi sulla questione migranti i sindaci incontrano il premier Conte a Palazzo Chigi e il ministro Salvini, al Viminale, il commissario Ue Avramopoulos (che poi vedrà Conte). Sul tappeto, due temi roventi, dopo il caso dei 49 migranti ora sbarcati a Malta: il ricollocamento generale dei migranti e le modifiche al «dl sicurezza». Su quest'ultima questione, Salvini ieri è stato come sempre tranchant, nei confronti dei sindaci che lo contestano: «Darò loro quello che prendevo io a scuola quando c'era la versione di latino, il bigino... magari gli faccio anche dei disegnini per aiutare a capire per qualche sindaco che fa fatica a farlo. Di quel decreto non si cambia mezza virgola». Anche sul reddito di cittadinanza, il capo leghista è ottimista: «Se ci sono i contributi previsti per i disabili, è risolta anche questa questione», dice.
Meno positivo il suo «vice», Giancarlo Giorgetti, che in una congiuntura economica non più favorevole si dichiara preoccupato per Carige e forse di nuovo anche per Mps. «Non possiamo chiudere gli occhi», spiega. Giorgetti si consola soltanto con la manovra: «È significativo esserne usciti indenni, senza spargimenti di sangue». Rilevando le notevoli differenze di vedute sulla Tav, il sottosegretario leghista ribadisce: «Noi siamo favorevoli alla realizzazione delle grandi opere e le riteniamo fondamentali per lo sviluppo del Paese. Questo Paese rimane legato all'Europa in termini di sviluppo e non si deve chiudere in una sindrome che rischia di essere autolesionista».
Anche Salvini vede la «grana» della Tav, ma sempre con occhi foderati di ottimismo. Della verifica costi-benefici voluta dal ministro Toninelli, dice, «non mi interessa il parere degli esperti, mi interessano i numeri, le cifre nude... i tecnici diranno che è meno costoso completare la Tav che bloccarla». Quanto a un eventuale referendum, «sarebbe un'ottima soluzione e io non ho cambiato idea: voterei sì». Sì all'ipotesi di un referendum anche dal presidente di Confindustria, Boccia.
Mentre intanto Salvini si gode un nuovo momento di popolarità: «Vedo attorno a me una grande squadra - dice dei
grillini -, siamo d'accordo quasi su tutto. Chiunque sarebbe passato all'incasso ma non io, se io firmo un impegno lo porto fino in fondo. Me ne frego dei sondaggi, perché a me interessa il bene di 60 milioni di italiani».
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