Il governo impugna la legge toscana sul fine vita. Giani: "Deluso"

Il Consiglio dei ministri ricorre alla Consulta. La Regione: abbiamo attuato una sentenza della Corte

Il governo impugna la legge toscana sul fine vita. Giani: "Deluso"
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Bagarre sul fine vita. A febbraio la Regione Toscana ha approvato la pdl di iniziativa popolare, proposta dall'associazione «Luca Coscioni» in tutte le Regioni italiane, che dettava procedure e tempi certi per chi richiede il suicidio assistito. Nel consiglio dei ministri di ieri, però, l'esecutivo ha deciso di impugnare quella normativa. Mandando su tutte le furie il governatore toscano Eugenio Giani.

«Esprimo profonda delusione per la decisione del governo», ringhia Giani sui social, difendendo una normativa che, spiega, si limita a dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, quella che aveva escluso la punibilità di chi accompagna il fine vita, purché l'aspirante suicida rispetti quattro condizioni: deve essere in grado di prendere decisioni «libere e consapevoli», la sua patologia dev'essere irreversibile, oltre che «fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili», e infine chi richiede l'assistenza al suicidio deve essere mantenuto in vita solo grazie a trattamenti di sostegno vitale.

La Consulta aveva invitato il Parlamento a legiferare, ma le regioni hanno giocato d'anticipo. A gennaio 2024 ci aveva provato il Veneto, con il supporto dello stesso governatore leghista Zaia, ma la legge sul suicidio medicalmente assistito era stata bocciata per un solo voto. A febbraio è andata meglio alla Toscana: 27 voti a favore (Pd, Italia Viva, M5s), 13 contrari (Fdi, Fi e Lega). Ma ora Giani accusa il governo di «prendersela con le Regioni» per motivi squisitamente politici. La sorpresa di Giani, però, sembra di facciata: il centrodestra che pure sul tema ha al suo interno sensibilità diverse - aveva espresso subito la sua contrarietà.

Sostenendo in particolare che la competenza per definire queste linee guida, a livello nazionale, fosse statale, non regionale. Insomma, che l'esecutivo potesse impugnare il provvedimento era largamente annunciato, tanto che ad avanzare questa ipotesi era stato lo stesso ufficio legislativo del consiglio regionale toscano.

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