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"Il governo è più forte. E il centro resta decisivo"

Il ministro degli Esteri: "Gli italiani vogliono certezze. Noi azzurri premiati per la serietà"

"Il governo è più forte. E il centro resta decisivo"

«Questo voto rafforza il governo e una coalizione di centrodestra, in cui il centro gioca il suo ruolo come dimostra ancora una volta il risultato decisivo di Forza Italia, che guadagna 2 punti nel Lazio e tiene in Lombardia». Antonio Tajani vicepremier, ministro degli Esteri e coordinatore nazionale azzurro, parla sia come membro dell'esecutivo Meloni sia come numero due degli azzurri.

Che cosa ci dice l'esito delle ultime elezioni regionali?

«Ci dice che gli italiani vogliono stabilità e certezze, vogliono un governo che duri a lungo. Credo sia un segnale chiaro da parte dei cittadini. È anche la dimostrazione che abbiamo lavorato bene in questi primi mesi e per questo devo ringraziare gli elettori che hanno voluto premiarci. L'unico neo di questo risultato è il forte astensionismo: da subito servirà tutto il nostro impegno per combatterlo».

Nell'ambito della coalizione, tra FdI che vola e la Lega che mantiene le posizioni, quanto pesa Fi dopo questa prova?

«Vede, qualcuno sperava che il nostro partito sparisse ma l'elettore medio moderato ha dimostrato che vota il centro del governo, e Fi è il centro del governo alternativo alla sinistra. Se avevamo perso dei voti alle politiche ora sono tornati a casa, e questa è la sconfitta del Terzo Polo. Calenda non ci ha sottratto neppure un voto a Roma, che è la loro roccaforte, dove noi siamo cresciuti di 2 punti percentuali rispetto alle politiche, arrivando all'8,5. E in Lombardia abbiamo tenuto, con il 7,2».

Secondo lei, dunque, è stato smentito chi prevedeva che i voti azzurri fossero cannibalizzati da un FdI in fortissima crescita, se non dalla Lega e tantomeno dal Terzo polo?

«Credo che gli elettori ci abbiano riconosciuto il fatto che siamo sempre stati seri, leali, credibili e affidabili. Al governo abbiamo lavorato senza litigare e senza fare polemiche, abbiamo solo costruito e sostenuto l'esecutivo. Ci hanno premiato, rafforzando il nostro ruolo di forza moderata nella coalizione, dove il centro è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale».

Il Terzo Polo punta sui moderati della vostra stessa area. Perché non riesce a rubarvi consensi?

«Siamo nell'epoca del bipolarismo, di cui Berlusconi è il padre. Si sceglie tra centrodestra e centrosinistra, non c'è spazio per una terza via, per gli equivoci su dove sta il centro. Insomma, chi usa ancora la politica dei due forni come il Terzo Polo non piace agli elettori moderati. Se devono scegliere tra due forze di centro preferiscono quella più coerente e quella che sta al governo».

Se con le urne regionali si è trattato, come anche lei ha detto, di una sorta di voto di fiducia al governo, ora che è stato rafforzato come si andrà avanti?

«Si procederà per i prossimi anni dando il massimo di noi stessi, per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini. I nostri impegni sono tanti: sul fronte della politica interna, al prossimo consiglio dei ministri discuteremo di come andare avanti con il Pnrr, mentre per la politica estera abbiamo diversi fronti, primo fra tutti quello della guerra in Ucraina».

Quali sono i suoi prossimi appuntamenti come ministro degli Esteri?

«Andrò al Vertice sulla sicurezza di Monaco nel prossimo week-end e poi a New York per la Sessione straordinaria dell'assemblea generale Onu sull'Ucraina, che si aprirà il 22 febbraio. L'Italia continua a essere protagonista. Vogliamo esserlo in politica estera e parallelamente favorire la crescita anche attraverso l'internazionalizzazione delle sue imprese».

Sul conflitto in Ucraina c'è stato qualche dubbio sulla linea del governo e molte polemiche dopo le ultime dichiarazioni di Berlusconi, critiche verso il presidente ucraino Zelensky.

«La linea del governo e di FI è chiara. Contano i fatti e i voti che abbiamo dato. Berlusconi è un uomo di pace e non ha mai cambiato linea politica, né la sua né quella di Fi, che ha sempre votato, in Italia e in Europa, contro l'invasione dell'Ucraina e per gli aiuti al governo di Kiev. Il nostro partito sta sempre dalla stessa parte: quella dell'Europa e della Nato».

La pace, però, non sembra affatto vicina.

«È difficile arrivare alla pace, perché non può esserci pace senza giustizia, questa sarebbe solo una resa dell'Ucraina. L'Italia non è in guerra contro la Russia, ma difende l'indipendenza dell'Ucraina e la sua capacità di autodeterminazione.

Per cominciare a costruire la pace noi abbiamo avanzato due proposte: creare una zona franca attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e rafforzare i cosiddetti corridoi verdi, per consentire l'esportazione di grano e altri prodotti agroalimentari dall'Ucraina e aiutare l'economia di questo Paese aggredito».

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