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Il governo resta in attesa: tre condizioni irrinunciabili

Nessuna mossa prima del colloquio Draghi-Macron. Fari su sicurezza, occupazione e rete unica. Salvini: via i vertici

Il governo resta in attesa: tre condizioni irrinunciabili

L'arma della golden power sul tavolo e la nomina di un super comitato di ministri: con due mosse il governo Draghi prova a costruire una barriera per difendersi dalle possibili e imprevedibili conseguenze dell'opa «amichevole» da parte del fondo americano Kkr su Tim. Ma soprattutto l'esecutivo vuole evitare di scivolare in una guerra tutta francese, tra Vincent Bollorè e il presidente Emmanuel Macron, alla vigilia della firma del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia. Il premier Mario Draghi temporeggia. Aspetta la giornata di giovedì. Quando a Roma sbarcherà il presidente francese per la firma del Trattato. Nessuna forzatura. Nessuna decisione arriverà prima del colloquio con Macron. È la linea che trapela da Palazzo Chigi mentre Fdi e M5s chiedono al governo di riferire in Aula. A inizio della prossima settimana, tra martedì e mercoledì, il ministro dell'Economia Daniele Franco potrebbe essere chiamato in audizione dalla commissione Finanze della Camera. Giovedì invece davanti al Copasir ci sarà il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per riferire sul caso Tim. Ieri la trattativa Tim-Krr ha fatto registrare un primo sbocco: «la manifestazione di interesse di Kkr per il 100% Tim, che indica un prezzo di 0,5 euro per azione non riflette il valore reale che può esprimere il gruppo ed è insufficiente», precisano fonti vicine a Vivendi, primo socio di Telecom Italia +30,4% con circa il 24%.

L'esecutivo si pone in una posizione di vigile attesa. Sono tre gli elementi su cui accendere i fari. Primo: la sicurezza. Sul tavolo c'è l'arma dello scudo per le telecomunicazioni che rientrano nella sfera degli asset strategici per la difesa della Nazione. Per ora è considerata come ultima opzione per una ragione: la trattativa è alle battute iniziali.

Secondo elemento: la difesa dei livelli occupazionali. Il governo vuole evitare smembramenti dell'asset industriale che portino a una perdita di posti di lavoro e di competitività. Terzo elemento: l'impegno per la rete unica. Tre condizioni - che vengono considerate da Palazzo Chigi e dal ministro dell'Economia Daniele Franco - «irrinunciabili». E che Draghi farà pesare nel colloquio con Macron. Nel super comitato, che monitorerà l'operazione, dovrebbero figurare i ministri dell'Economia Franco, dello Sviluppo economico Giorgetti, dell'innovazione digitale Vittorio Colao, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il sottosegretario con delega ai servizi segreti Franco Gabrielli, il consulente economico di Chigi Francesco Giavazzi e il capo di gabinetto del Mef Giuseppe Chinè. La strada per Draghi è tracciata.

Sullo sfondo il dibattito politico che ne accompagna il percorso. Il leader della Lega Matteo Salvini avverte: «A Tim, e quindi all'Italia, servono un partner ed un piano industriale che valorizzino e rafforzino l'azienda, non un'operazione finanziaria che rischia di portare ad uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese. Inoltre, visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile». Cambio auspicato anche dall'ex Fdi Guido Crosetto. Giorgia Meloni chiede che «il governo venga a riferire subito in Parlamento sul dossier Tim, che tocca uno dei settori strategici della nostra Nazione». Si muove Adolfo Urso, presidente del Copasir.

Intanto i vertici di Tim convocano per la prossima settimana i sindacati con l'obiettivo di discutere del piano aziendale.

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