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"Il Grande Fratello fiscale viola le norme Ue sulla privacy"

Il presidente dell'istituto sulla riservatezza affossa il governo: «Il diritto è tutelato anche dall'Europa»

"Il Grande Fratello fiscale viola le norme Ue sulla privacy"

Roma - Avvocato Luca Bolognini, come presidente dell'Istituto Italiano Privacy come vede l'evasometro anonimizzato che consentirà all'Agenzia delle entrate di effettuare controlli senza correre il rischio di essere fermata dal Garante per la Privacy?

«L'Italia si muove in un contesto normativo europeo e se questa norma venisse confermata senza specificare in maniera adeguata gli elementi di salvaguardia per il contribuente, l'Italia correrebbe il serio rischio di dover affrontare una procedura di infrazione per violazione del Regolamento europeo sulla privacy».

Quali sono i confini entro i quali il legislatore italiano può muoversi?

«Lo Stato italiano può congelare la privacy per contrastare l'evasione fiscale limitando diritti e obblighi informativi dell'Agenzia delle entrate. Ma può farlo solo con misure che rispettino diritti e libertà fondamentali dell'individuo e siano necessarie, proporzionate e coerenti con i principi di una società democratica. Gli scogli principali sono l'art. 23 del Regolamento europeo sulla protezione dei dati e la carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea».

Quale rischio corre questa norma?

«Ci sono paletti costituzionali legati alla proporzionalità e alla ragionevolezza, la norma deve essere scritta in modo chiaro e le limitazioni dei diritti devono essere specificate. Se vi fosse la segnalazione di un giudice o dello stesso Garante della Privacy alla Commissione europea la norma potrebbe essere considerata invalida. Ma ci sono anche altri elementi da tenere sotto controllo».

Quali?

«Il cosiddetto fine-tuning delle norme di dettaglio. Mi spiego: bisogna andare a vedere se c'è una scrittura adeguata degli algoritmi. Il Garante della Privacy da anni sta accompagnando l'Agenzia delle entrate in un lavoro che mira a rendere gli algoritmi più equi, giusti e rispettosi delle libertà individuali. È fondamentale che sia rispettato il principio di esattezza. Non si può stabilire che il comportamento fiscale di un contribuente è anomalo misurandolo in base ai dati statistici di una macrocategoria».

Da cittadino queste norme la preoccupano?

«Io guardo queste misure attraverso lenti liberali. Ebbene l'uso di algoritmi e automatizzazioni massive inquieta sempre perché il legislatore e l'amministrazione finanziaria operano scelte di valore sugli stili di vita delle persone e non riescono ad applicare regole che tengano conto delle possibilità di scelta delle persone. Può accadere che qualcuno decida - perché follemente innamorato - di spendere 30mila euro per un gioiello oppure di fare una follia per un'automobile. Questi comportamenti verrebbero immediatamente percepiti come anomalie, si finirebbe in una lista di sospetti e ci si troverebbe a perdere intere giornate di lavoro per giustificarsi. Mi sembra un'impostazione paternalista e illiberale di fronte alla quale bisogna tenere le antenne dritte. Ancora più grave sarebbe se l'elaborazione automatizzata avesse effetti giuridici immediati, si aprirebbe uno spettro ulteriore di pericoli».

Pensa che la norma possa diventare esecutiva in tempi brevi?

«Ne dubito, è una impresa giuridica complessa e rischiosa.

Mi auguro che la si realizzi pesando al meglio tutte le possibili implicazioni».

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