Ci sono tre notizie: una buona e due cattive. 1) I turisti sono tornati nel Nord Est e Venezia - dopo due anni di chiusure - non è più una città fantasma. 2) Ma, a quanto pare, molto di loro sono dei fantasmi. Non perché siano degli ectoplasmi veri e propri che si muovono tra calli e campielli (cosa che peraltro attirerebbe frotte di visitatori), ma perché non risultano. Non sono registrati. Per farla breve: sono in nero. Almeno 20mila, secondo il Corriere del Veneto. Come facciamo a saperlo? I loro cellulari risultano agganciati alle celle della città, ma a loro non corrisponde una prenotazione. Ogni notte alle quattro del mattino la Smart control room (un gioiello all'avanguardia dal punto di vista tecnologico) verifica il numero dei cellulari presenti in città. Non sfugge nulla. Tutto nel rispetto della privacy, tutto legale e legittimo. Tutto molto orwelliano, quando si parla di turisti e dunque di liberi cittadini. Durante il ponte di Pasqua, infatti, 101mila turisti hanno visitato la Serenissima. Ma nel territorio comunale ci sono soltanto 81.849 posti letto. Quindi, al netto di bambini, cellulari spenti ed esseri umani senza cellulare (ammesso che ne esistano ancora) ballano questi famosi 20mila turisti. Dove hanno dormito? Tendendo ad escludere che abbiano soggiornato all'addiaccio sotto i 417 ponti dei 150 canali della città dei Dogi, molto probabilmente erano in nero. Qualcuno ha fatto il furbo per non pagare le tasse. Male, anzi malissimo. Ma noi ingenui, fino a ieri, pensavamo che venissero tracciati gli smartphone dei terroristi, non quelli dei turisti. Di chi ruba qualcosa a qualcuno, non di chi, bene o male, porta soldi in città. I farabutti non sono loro, ma quelli che non li registrano. Esisteranno modalità, meno invasive per i turisti, per acchiappare gli evasori? L'obbligo di prenotazione per visitare la Laguna, che scatterà entro l'estate, è sicuramente un modo più trasparente di gestire i flussi turistici. A Dalian, una città della Cina Nord orientale, hanno costruito una replica della città di Venezia. Si sa che a Oriente hanno una passione e un dono per le repliche. Ma questo non autorizza a replicare dalle nostre parti i controlli capillari e pervasivi che Pechino applica ai suoi cittadini.
Dal 2020 a oggi il Veneto ha perso 2,5 miliardi in turismo e i venti di guerra sicuramente non agevolano la ripresa. Almeno i turisti - finché non commettono reati - evitiamo di tracciarli. Non è un bel biglietto da visita.
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