Signori, si parte. O forse no. La ripartenza del grano ucraino viene spostata di ora in ora, di giorno in giorno. Kiev si dice pronta, Ankara lavora giorno e notte per mettere a sistema gli accordi di Istanbul vecchi ormai di otto giorni e da cui dipende molto del suo prestigio internazionale, e anche Mosca continua ad assicurare che è tutto a posto. Ma qualcosa va storto ogni giorno, e il sospetto è che Vladimir Putin voglia prender tempo per massimizzare i dividendi della concessione.
Le navi sono pronte e sono cariche. «Al momento ci sono 17 navi con 600 mila tonnellate di carico di grano ucraino», scrive su Telegram Kyrylo Tymoscenko, vicecapo dell'ufficio presidente ucraino. Tre navi in particolare - la turca Polarnet, la I Maria battente bandiera del Belize e la Star Helena sotto bandiera delle Isole Marshall - erano pronte a salpare già ieri dal porto di Chernomorsk, vicino a Odessa, dove a fare passerella sono arrivati il presidente dell'Ucraina Voloymyr Zelensky e gli ambasciatori del G7, con tanto di foto di gruppo postata su Twitter dalla britannica Melinda Simmons. Ma ieri non è arrivato il via libera tanto sospirato dal centro di coordinamento dei corridoi del grano istituito a Istanbul, anche se il ministero della Difesa della Turchia, in un comunicato, ha dato conto di una telefonata tra il titolare del dicastero Hulusi Akar e il ministro per le infrastrutture di Kiev Oleksandr Kubrakov. «Siamo pronti a esportare il nostro grano, stiamo aspettando segnali dai nostri partner per iniziare i trasporti», ha scritto in un post su Facebook il presidente-attore.
Di grano si è parlato anche in un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che ha chiesto al collega russo di rispettare l'accordo sul grano mediato dalla Turchia. Da parte sua Lavrov, citato dall'agenzia Tass, ha detto di essere pronto ad ascoltare «le proposte di Blinken su uno scambio di detenuti e sull'esportazione di grano». «La nostra proposta sui prigionieri è seria, speriamo che i russi la prendano seriamente. Che Lavrov abbia detto che vuole parlare con Blinken è un buon segno», ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby.
I russi sono però accusati di aver messo le mani sul grano ucraino. Ieri è esploso il caso della nave cargo siriana Laodicea, attraccata tre giorni fa al porto di Tripoli, nel nord del Libano. Secondo l'ambasciata ucraina a Beirut la nave trasporta cereali «rubati dalla Russia da magazzini ucraini». Un comunicato dell'ambasciata ucraina a Beirut diffuso ieri dai media libanesi riferisce che la nave avrebbe «viaggiato da un porto in Crimea chiuso al trasporto internazionale, trasportando 5mila tonnellate di orzo e 5mila tonnellate di farina che sospettiamo siano state prelevate da magazzini ucraini». Sarebbe il primo caso di carico di grano e farina rubati in Ucraina che raggiunge il Libano». Secondo l'ambasciatore d'Ucraina a Beirut, Ihor Ostash, che ha incontrato il presidente della Repubblica libanese Michel Aoun, l'acquisto di beni ucraini rubati «danneggerebbe le relazioni bilaterali» tra Kiev e Beirut. Per ora non c'è stata nessuna reazione ufficiale da parte delle autorità libanesi. La Laodicea è una delle tre navi appartenenti all'Autorità portuale siriana che, secondo l'Ucraina, stanno trasportando grano rubato dai magazzini nel territorio ucraino recentemente occupato dalla Russia e che sono sotto sanzioni statunitensi fin dal 2015. La Russia ha sempre smentito si aver rubato il grano ucraino.
Il Libano dipende per il 70 per cento del suo fabbisogno dalle importazioni di grano ucraino e da quando è scoppiata la guerra e le forniture si sono interrotte in tutto il Paese del cedro ci sono lunghe code davanti ai panifici.
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