Quindici minuti: tanti sono bastati alle fiamme, domenica, per divorare completamente il grattacielo di 18 piani di via Antonini a Milano. Per un fortunato caso e per il tempestivo intervento dei vigili del fuoco nessuno si è fatto davvero male. Tutti i trenta condomini presenti, sul totale di circa sessanta famiglie, sono stati portati in salvo in tempo. Ora sono sfollati. Ci sono stati venti intossicati e ieri uno degli inquilini rimasti senza casa ha avuto un malore ed è stato ricoverato.
La Procura coordina le indagini dei vigili del fuoco per stabilire le cause dell'incendio e le responsabilità nel disastro. Il fascicolo d'inchiesta è stato aperto per disastro colposo dal dipartimento guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, che ieri ha fatto un secondo sopralluogo in via Antonini, ed è affidato al pm di turno Pasquale Addesso. «Il mio auspicio - dichiara il sindaco Giuseppe Sala - è che le responsabilità siano accertate con rapidità. La Torre dei Moro è stata costruita poco più di dieci anni fa e non è accettabile che un edificio così moderno si sia dimostrato del tutto vulnerabile». In particolare il rivestimento esterno del palazzo, che ha preso fuoco all'istante ed è andato in fumo. Secondo i primi accertamenti, il rogo ha avuto origine al 15esimo piano, probabilmente in un appartamento. C'è anche un video agli atti, girato da un residente della zona, che lo dimostra. Inoltre il sistema antincendio della torre presentava diverse «criticità». Nel dettaglio le «bocchette» dell'impianto da attivare manualmente funzionavano fino al quinto piano, non erano attive tra il quinto e il decimo e hanno funzionato in parte tra il decimo e il 18esimo.
Lo spazio tra i pannelli di rivestimento e la struttura vera e propria poi ha creato una sorta di «effetto camino». L'aria nell'intercapedine cioè, di circa 15 centimetri, ha alimentato le fiamme. Le scale invece hanno consentito alle persone di lasciare il palazzo in sicurezza grazie a un meccanismo che impedisce al fumo di invaderle. La prima ipotesi sulle cause del rogo è quella di un cortocircuito che avrebbe acceso il primo fuoco. Al momento però, avvertono gli inquirenti, non è possibile trarre conclusioni. «Per ragioni di sicurezza - ha spiegato sul posto Tiziana Siciliano - non è possibile per gli investigatori salire ai piani e raccogliere reperti. Il calore ha distrutto le solette. La struttura portante dovrebbe reggere, ma l'interno è pericolante. I pannelli non ignifughi? Di certo non lo erano... Su questo punto però occorre verificare la normativa dell'epoca della costruzione». Le lastre esterne erano fatte in polistirene e alluminio. I tecnici valutano la possibilità di tirare giù tutto il rivestimento, per evitare collassi. Nei prossimi giorni saranno sentiti, tra gli altri, i responsabili e i progettisti della costruzione del grattacielo. «Ero appena tornato a casa dalle vacanze - dice a verbale un inquilino del 16esimo piano -, ho sentito un forte odore di fumo già sul pianerottolo, mi sono affacciato dalla finestra e ho visto le volute di fumo provenire dall'appartamento di sotto». L'uomo ha chiamato i pompieri e avvertito i vicini bussando alle porte. I pannelli isolanti, aggiunge, «sono bruciati come il cartone».
Sempre dagli inquirenti viene chiarito che la normativa sulla sicurezza delle facciate è «molto recente», perché i rivestimenti termici sono stati «molto sottovalutati fino a quando non è avvenuta la tragedia di Londra» alla Grenfell Tower, nel 2017. Gli inquilini dell'appartamento al 15esimo piano erano in vacanza da due settimane e l'ultimo a entrare nell'abitazione prima del rogo sarebbe stato il portinaio per annaffiare le piante, cinque giorni fa.
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