Gregoretti, la difesa di Salvini: "Fu salvataggio, non sequestro"

L'ex ministro rivendica la legittimità del suo operato: «Le persone a bordo erano al sicuro. Il governo sapeva»

Gregoretti, la difesa di Salvini: "Fu salvataggio, non sequestro"

Titolo del New York Times: «Il leader italiano dà il benvenuto a una battaglia giudiziaria sull'immigrazione». Spiegazione: «Lo scontro rimette Salvini al centro dei riflettori». È considerata un toccasana per Matteo Salvini la decisione del Senato sulla vicenda della nave della Guardia costiera Gregoretti. Palazzo Madama si esprimerà mercoledì 12 febbraio dopo il via libera al processo dalla giunta per le immunità, paradossalmente voluto proprio da Salvini e dalla Lega contro la posizione contraria espressa dal presidente della giunta, Maurizio Gasparri, Fdi.

Salvini, definito «un esperto di vittimismo politico» dal giornalista del Nyt, nel giorno del proscioglimento di Donald Trump dall'impeachment ha paragonato la propria vicenda a quella del presidente Usa: «Vedo somiglianze tra le sinistre che provano a vincere attraverso mezzi giudiziari dal momento che non possono vincere attraverso mezzi democratici».

L'allora ministro dell'Interno è accusato di sequestro di persona e abuso per aver ritardato lo sbarco di 116 migranti nel luglio scorso. Il Senato potrà confermare la decisione (e allora non ci sarà bisogno di discussione né di voto) o esprimersi in dissenso se almeno 20 senatori presenteranno un documento contro l'autorizzazione a procedere. In aula parlerà la relatrice Erika Stefani. In caso di discussione, è probabile un intervento di Salvini, che secondo fonti parlamentari leghiste resta convinto di voler andare a processo.

In sua difesa mercoledì prossimo potrebbe portare le argomentazioni politiche tanto contestate dai suoi avversari e non solo: e cioè che la Gregoretti ha salvato gli immigrati col suo parere favorevole da ministro dell'Interno, intervenendo in acque maltesi; che è inverosimile immaginare che un ministro voglia salvare delle persone per poi sequestrarle; che le persone a bordo erano al sicuro; che la discesa a terra era rallentata dalle trattative per la redistribuzione e per la verifica delle persone a bordo, da cui sarebbe «evidente l'interesse nazionale»; che il governo tedesco ha fatto sapere che tre persone a bordo erano soggetti in grado di mettere a rischio la sicurezza. Infine, insiste il ragionamento di Salvini, tutto il governo italiano era consapevole. Resta il fatto che tante persone sono rimaste bloccate al largo in condizioni disagevoli e a volte pericolose per la salute, su una nave della Guardia costiera che quindi era territorio italiano. Non solo: le stesse mosse iniziali di Salvini in acque maltesi possono essere interpretate in senso politicamente opposto.

Ma Salvini non molla e paragonarsi a Trump sul Nyt, sia pur senza ricevere complimenti, rimane un punto a favore del leghista, la cui leadership in queste settimane è in discussione da più fronti. C'è Giorgia Meloni, la presidente di Fdi ormai nota nei Paesi anglosassoni. Nel gennaio scorso il britannico The Times l'ha inserita tra le venti personalità che potrebbero cambiare il mondo. Il suo recente tour negli Usa al grido «la destra siamo noi» è transitato venerdì scorso a Washington con la partecipazione alla National Prayer Breakfast, appuntamento internazionale dei cristiani conservatori. All'interno della Lega, la delega alle relazioni internazionali è affidata a Giancarlo Giorgetti, potente numero due, ritenuto affidabile tra coloro che un tempo si chiamavano «poteri forti».

Se la legislatura durerà fino al 2023, difficilmente Salvini potrà portare in dote solo i risultati dei

sondaggi. Per questo, al di là dell'effetto martire che potrebbe giocare solo su una certa parte dell'elettorato ma che poi lo metterebbe in difficoltà in tribunale, l'ex ministro dell'Interno lavora a un riposizionamento.

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