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Il grido di Berlusconi Salvini e Meloni "Governo avvisato: se vinciamo noi vanno tutti a casa"

Il grido di Berlusconi Salvini e Meloni "Governo avvisato: se vinciamo noi vanno tutti a casa"

nostro inviato a Ravenna

Una piazza del Popolo piena di gente entusiasta ha accolto il comizio finale della coalizione di centrodestra che appoggia Lucia Borgonzoni per la guida della regione Emilia Romagna. Un entusiasmo palpabile che ha trascinato anche gli oratori sul palco. Già dall'inno di Mameli si avvertiva l'idea che qui a Ravenna, nel cuore della Romagna, si può fare la storia. «Bisogna mandare a casa questo governo» dice Berlusconi e si riferisce sia al monocolore di sinistra che governa la regione da sempre sia al governo giallorosso. «È innaturale che ci sia un'organizzazione che mantiene per tanti anni il suo potere. Senza ricambio dice il leader di Forza Italia non è possibile migliorare. Qui non c'è più cultura di governo qui c'è soltanto un sistema di potere». La presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, usa un'immagine abusata in questi giorni: «Lunedì citofoniamo a Conte... scusi, sta facendo gli scatoloni?». Sul palco prima parlano gli altri alleati. Anche Giovanni Toti fa capolino: «Qui sento profumo di vittoria e io lo so com'è visto che abbiamo vinto con la stessa squadra anche in Liguria».

Per il Capitano Salvini la piazza si sbraccia appassionata e le bandiere sventolano. Lui sembra quasi esordire in sordina. Ma è tutto un crescendo. «È l'occasione giusta per mandare a casa Bonaccini dice ma anche chi sta a Roma. Questa regione deve essere liberata. Questa non è una proprietà del Pd». Poi Salvini cita Mario Cattaneo, l'imprenditore del Lodigiano che è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo grazie alla nuova legge sulla legittima difesa. «A lui dedico questa piazza dice il leader della Lega perché grazie alla nostra legge ora è possibile difendere la propria famiglia, la propria casa in maniera giusta e corretta».

La famiglia è il tema centrale di tutti coloro che si alternano sul palco. Bibbiano è la parola ricorrente. La Borgonzoni, e prima ancora la Meloni, fanno promesse cuore in mano. «Difendiamo la famiglia urla la leader di Fdi e i diritti di tutte le mamme e di tutti i papà che un distorto sistema aveva leso. Noi non ci siamo solo in campagna elettorale. Ci siamo e ci saremo anche lunedì perché sui bambini la nostra posizione è rigida».

Ma lunedì sarà il giorno della Borgonzoni. Sarà lei la prossima governatrice della regione. Berlusconi ricorda che il centrodestra è tutto il contrario di come lo dipingono gli avversari. «Una donna governa in Umbria dice il leader di Forza Italia e altre due donne da lunedì potrebbero essere alla guida di altre due regioni importanti. E solo nel centrodestra c'è una leader di partito donna (la Meloni, ndr), così come solo col centrodestra è arrivata la prima presidente donna del Senato. Segno che solo con noi c'è aria di cambiamento». «Credo che possiamo anche scherzare continua il leader azzurro quando ci vengono addossate delle colpe sul modo in cui consideriamo le donne perché è la realtà a smentire i nostri detrattori». Un ultimo ringraziamento particolare lo indirizza ad Anna Maria Bernini, la capogruppo del Senato, che qui gioca in casa e che ha avuto un ruolo importante nella gestione della campagna elettorale di Forza Italia.

Berlusconi e la Meloni parlano dello Stato oppressore. Capace solo di tassare il cittadino e di soffocarlo di burocrazia. Con la Borgonzoni governatrice, assicurano, daremo lo sfratto a questo governo. «E chiederemo le elezioni anticipate» chiosa la Meloni. Che poi ha aggiunto: «Non abbassiamo la guardia. C'è aria di sanatoria per gli immigrati. Questo governo giallorosso vuole rendere i clandestini immigrati regolari per far fare a loro quel lavoro che gli italiani non vogliono più fare: votare il Pd».

Piccolo siparietto fuori programma con Vittorio Sgarbi che sale sul palco quando Berlusconi lo cita come futuro assessore alla Cultura dell'Emilia Romagna. Anche il noto critico d'arte si prende la sua buona dose di applausi.

Insomma da piazza del Popolo dove sventola la bandiera giallorossa del Comune (questi sono i colori tradizionali del municipio che ospita la manifestazione del centrodestra) potrebbe partire la grande spallata non solo al governo territoriale che qui, come dicono, ha fatto sistema. Ma anche a quello nazionale. Ne sono convinti soprattutto i tanti arrivati bandiere alla mano.

In piazza del Popolo è riuscito ciò che in piazza Kennedy hanno tentato di fare i pesciolini con un flash mob provocatorio.

«Qui si sta stretti come sardine» commentano felici tanti sostenitori dei partiti della coalizione.

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