«I l MoVimento 5 Stelle continua a crescere ogni giorno che passa e insieme ad esso anche la sua struttura di coordinamento». In un post pubblicato sul blog delle stelle, è lo stesso fondatore Beppe Grillo che in poche righe, dopo aver riepilogato gli organismi di direzione e gestione varati dal 2014 ad oggi, preannuncia una ulteriore «evoluzione» delle strutture per «potenziare gli strumenti di democrazia diretta a disposizione degli iscritti». È la conferma, dopo settimane di polemiche e veleni, del segno profondo lasciato dal caso Roma e dell'imminenza di provvedimenti mirati a evitare che possa ripetersi, soprattutto in vista di sfide politiche importanti per il futuro a 5stelle, legate all'esito del referendum costituzionale e non solo.
Da dove partirà questo riassetto organizzativo della gioiosa macchina pentastellata ancora non è chiaro. Ma dopo giorni di indiscrezioni e rumor è lo stesso Grillo a fissare qualche punto fermo di questo futuro percorso, confermando innanzi tutto l'attuale composizione del Direttorio, formato interamente da deputati: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia.
Dunque nessun azzeramento dell'organismo, almeno al momento, come invece ipotizzato da più parti nelle ultime ore. Mentre appare sempre più credibile qualche innesto, accogliendo per esempio il suggerimento di introdurre almeno un rappresentante di Palazzo Madama nel Direttorio, avanzato nei giorni di scontro più acceso dal senatore Nicola Morra, a lungo indicato come uno dei meno soddisfatti della gestione del M5s. «Stanno andando nella direzione di strutturarsi come un partito, anzi ormai lo sono già a tutti gli effetti», commenta un parlamentare espulso nel 2014. «Cos'altro è il direttorio se non una segreteria di partito? Per coerenza dovrebbero fare un congresso, ma chi ci spera si illude. Il M5s è e resterà una struttura verticistica, in cui decidono tutto Grillo e Casaleggio». Il pensiero va ai tanti attivisti, che dopo i ricorsi vinti in tribunale contro le espulsioni, invocano un'assemblea nazionale per riscrivere tutti insieme il non statuto. Richiesta mai accolta.
La decisione presa fra Milano e Genova, di metter mano all'intero impianto organizzativo è dettata non solo dalla recente crescita del M5s sul territorio (da Roma a Torino, sono decine i Comuni a guida 5stelle), ma dalla necessità di riformare profondamente una catena di comando che ha mostrato falle evidenti. Perché lo spettacolo di approssimazione e naïveté offerto in queste settimane diventi un ricordo, bisogna chiudere in fretta questa fase politica per aprirne un'altra. Magari allargando la rete che gestisce i rapporti con gli enti locali e aumentando il numero di persone coinvolte nella gestione. La posta in gioco è il governo del Paese. Un'ambizione fin qui frustrata anche da conflitti e rivalità che per il fondatore è sempre più difficile ricomporre. L'ascesa in solitaria di Luigi Di Maio è solo uno degli esempi di questa deriva. Grillo ha capito che non basta più una battuta o un'invettiva per assorbire i passi falsi. Né far la voce grossa per silenziare mugugni e dissensi interni che montano.
Troppe le contraddizioni accumulatesi nel tempo. E allora davanti allo spettro dell'Uomo qualunque, Grillo corre ai ripari. Il movimento fondato da Guglielmo Giannini nel dopoguerra durò il tempo di una legislatura, e il comico genovese non vuol fare la stessa fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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