Guerra in Ucraina

"Ora basta inviare armi all'Ucraina"

Gianluca Ferrara, vicecapogruppo del M5s al Senato, chiude ai militaristi e apre invece a una soluzione diplomatica per risolvere il conflitto in Ucraina. Secondo voci di palazzo, su tale posizione si ritroverebbero oltre venti parlamentari non solo pentastellati

"Ora basta inviare armi all'Ucraina"

No a nuove armi, ma prioritaria una soluzione diplomatica. Gianluca Ferrara, vicecapogruppo del M5s al Senato, non esclude l’autonomia del Donbass o i plebisciti proposti da Luttwak pur di porre fine subito al conflitto in Ucraina. Una linea che a Palazzo Madama troverebbe la condivisione di circa venti parlamentari pentastellati e che presto potrebbe andare anche oltre i confini del Movimento.

La guerra in Ucraina va più avanti del previsto. Una soluzione potrebbe essere cedere il Donbass ai russi e far cessare le ostilità?

“Si va più avanti del previsto e ogni giorno che passa aumenta il dolore per un popolo che ha subito un’aggressione inaccettabile e ingiustificabile. Ma aumentano anche le probabilità che il conflitto possa degenerare e allargarsi in modo estremamente pericoloso. Quindi, pur comprendendo le ragioni di autodifesa degli ucraini, ora occorre dare priorità al negoziato e una mediazione potrebbe essere quella dell’autonomia del Donbass”.

Il politologo Luttwak propone la soluzione dei plebisciti a Donestk e Luhansk. Può essere questa una strada?

“Qualsiasi soluzione va analizzata e tenuta in considerazione se è alternativa alla guerra”.

Molti esponenti della maggioranza, compresi tanti suoi colleghi del Movimento 5 Stelle, pensano che la soluzione sia eliminare militarmente Putin. È d’accordo?

“Putin non è Gheddafi o Saddam Hussein, ma un autocrate che possiede circa 6mila ordigni atomici. Pensare di eliminarlo militarmente equivale ad accettare l’idea della terza guerra mondiale. Mi domando è questo che vogliamo? Abbiamo contezza e un minimo di visione? Devo confessare che troppi politici sono diventati più militaristi dei militari, forse sarebbe opportuno deporre un attimo l’elmetto e concentrarsi sulle priorità che hanno tanti italiani in difficoltà”.

Ritiene che la Russia alla fine arriverà a utilizzare gli armamenti nucleari?

“Inviterei tutti a leggere lo studio dell’Università di Princeston da cui si evince che se questa guerra dovesse degenerare e si dovessero usare armi nucleari, dopo 45 minuti ci sarebbero 80 milioni di morti. Che l’uso delle armi nucleari sia una probabilità lo ha sostenuto anche il direttore della Cia. Se la guerra dovesse prolungarsi e Putin fosse messo all’angolo militarmente, la degenerazione nucleare sarebbe un’opzione concreta”.

È favorevole, pertanto, all’invio di nuove armi agli ucraini?

“In questo momento la priorità dovrebbe essere il negoziato. Gli ucraini hanno tutto il diritto all’autodifesa, senza il nostro sostegno, verosimilmente, Putin sarebbe entrato a Kiev. Ma ora serve, a mio avviso, un cambio di passo che possa favorire il dialogo, dar spazio alla diplomazia come da tempo ripetono il ministro Di Maio e il presidente Conte”.

In tal senso esistono diversi modi di pensare nel Movimento. Ha già affrontato l’argomento con Conte?

“Nel M5s, che è una forza politica nata, non a caso, il 4 ottobre festa di San Francesco, il dibattito su questo tema è stato franco. Insieme si è scelta una linea e insieme ragioneremo sul da farsi, la stima e la fiducia del gruppo per Conte è piena e condivisa dalla nostra comunità ancor di più in questo momento che è in corso una squallida e inquietante campagna denigratoria nei suoi confronti”.

Cosa ne pensa, invece, delle sanzioni alla Russia. Ritiene siano state davvero utili?

“Le sanzioni sono un’alternativa al conflitto militare. La Russia, dal punto di vista economico, è un gigante dai piedi d’argilla e le sanzioni nel medio periodo colpiranno duramente l’economia russa. Il problema sono anche le ripercussioni per le nostre famiglie ed imprese già provate da due anni di pandemia, su questo il governo deve fare molto di più, specie tendendo la mano alle categorie più fragili”.

La guerra ha determinato all’interno del M5s il caso Petrocelli. È possibile che tali scelte determinino nuove fronde all’interno dei pentastellati?

“Io credo che, anche nella fattispecie, il M5s troverà una sintesi come sempre ha fatto, nonostante le descrizioni inappropriate che ci narrano come divisi e litigiosi”.

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