La guerra finta che allena i comandanti di domani

Esercitazioni, armi ed elicotteri, le prove di possibili attacchi: gli allievi imparano a gestire le emergenze

La guerra finta che allena i comandanti di domani
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Le eliche del CH-47 tagliano l'aria, sollevando sassi e polvere. Dalla coda dell'elicottero si sprigiona un flusso caldo e insostenibile che dura solo per un istante: quello necessario per entrare nel velivolo. È l'inizio dell'esercitazione «Una acies», che vede impegnati gli allievi di tutti gli Istituti di formazione, i Comandi e le Scuole d'Arma dell'Esercito. I comandanti di domani che simulano gli scenari di domani.

Le operazioni militari vengono pianificate su alcuni teli sui quali vengono poste pietre, sterpaglie e cavi. I materiali che si trovano più facilmente attorno a sé, quindi. «Usiamo la sandbox per l'emanazione degli ordini - spiega l'allievo maresciallo Matteo Perra, di 27 anni -. Durante la fase di pianificazione abbiamo poco tempo per rappresentare il terreno su cui andremo a operare, ma dobbiamo farlo in modo efficace». Perché la tecnologia è fondamentale in ogni guerra, in particolare in quelle contemporanee, ma bisogna saperne fare anche a meno. E, in questo, l'addestramento - duro, progressivo e costante - è fondamentale. Come spiega in una nota il capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Carmine Masiello: «La consapevolezza che il ruolo di Comandante non può essere disgiunto dall'acquisizione della necessaria autorevolezza e preparazione professionale fa emergere la questione della formazione come centrale e critica per la nostra Forza armata. Gli Istituti di Formazione, i Comandi e le Scuole d'Arma sono fulcro di un'attività vitale per l'istituzione militare e devono essere in grado di adeguare gli obiettivi, i sistemi e i modelli formativi continuamente e coerentemente con gli scenari operativi emergenti e con il mondo che evolve». Ma non solo. A partire dall'esercitazione di quest'anno, anche la parte Medic è stata maggiormente valorizzata: «Prevede una preparazione basica per tutti gli allievi per quanto riguarda l'evacuazione tattica. In particolare, viene fornito un addestramento standardizzato per la gestione di un ferito sul campo di battaglia», spiega Angelica Lucignani, allievo maresciallo di 26 anni.

Sotto il caldo torrido, artiglieria (in particolare con PZH 2000, un cingolato di mille cavalli per 55 tonnellate, e FH70) e fanteria collaborano e ricreano scenari il più possibile realistici all'interno del poligono di Monte Romano. I boati risuonano in lontananza mentre, poco alla volta, gli allievi strisciano tra le sterpaglie sparando. «Mi occupo dell'inquadramento topografico del poligono - spiega Giulia Capra, sottotenente di artiglieria del 202esimo corso «Onore» -. Il mio compito è quello di inquadrare la zona degli obiettivi, che si trova alle nostre spalle. I punti di riferimento sono stati definiti tramite coordinate chilometriche e quota». Poco distante, la postazione di osservazione serve invece ad aggiustare il fuoco di artiglieria e ha dunque un ruolo fondamentale nel condurre gli attacchi. Il genio demolisce elementi di calcestruzzo armato e posiziona cariche che simulano la detonazione di mine anticarro.

Oggi, questi ragazzi e queste ragazze sono comandati. Domani, invece, saranno loro a dare gli ordini.

«Ma senza aver mai provato la sofferenza, senza essersi mai immedesimati nei loro sottoposti, non potranno mai capire cosa significhi davvero comandare», ci dicono durante l'esercitazione. Ed è questo l'insegnamento più grande di questi giorni.

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