Il Regno Unito ci metterà anni, anzi decenni per poter pagare il conto di uscita dall'Unione Europea. Il divorzio costerà caro, anzi carissimo, di certo ben più di quello che Londra sperava. L'indiscrezione su un accordo di massima raggiunto con Bruxelles (non confermata ufficialmente dalle autorità europee e liquidata da quelle britanniche come «speculazioni sui media») supererebbe di almeno il doppio la cifra di 20 miliardi di sterline proposta dagli inglesi. Il numero più plausibile oscilla fra i 40 e i 55 miliardi (circa 55 miliardi di euro se si fissa l'accordo a 50 miliardi di sterline). Perciò, in queste ore convulse di trattative e reazioni, la richiesta dell'opposizione è ormai pressante nei confronti della premier Theresa May: il Parlamento deve votare sull'accordo finanziario. Lo chiede il Partito Laburista, che ha presentato un emendamento al disegno di legge sulla Brexit. E la ministra degli Interni Ombra Diane Abbott paventa addirittura la possibilità di un referendum sull'accordo. Intanto il capo-negoziatore della Ue Michel Barnier indirettamente conferma: è questione di giorni prima che l'intesa venga annunciata.
La notizia del possibile accordo scatena un terremoto in Gran Bretagna. I Brexiteers, tra cui campeggia ancora la vecchia stella dell'Ukip Nigel Farage, parlano di «disgusto» che unirà tutto il Paese e il quotidiano della City, il Financial Times, di «inchino» di Londra alla Ue. In realtà, l'intesa sul divorce bill è la condizione necessaria per poter passare alla fase due delle trattative, quella sugli accordi commerciali che più interessa a Londra. Ed è la precondizione perché si possa anche discutere degli altri punti indispensabili per chiudere la fase uno: i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito, il ruolo della Corte di Giustizia Ue e il nodo della frontiera tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda.
Ma cosa include il conto? La Gran Bretagna ha sempre promesso e Theresa May ha ribadito nel suo discorso di Firenze che onorerà gli impegni presi quando era un Paese membro. Ciò vuol dire che il conto dovrà contemplare i contributi al budget della Ue per il 2019 e il 2020. Non solo.
Londra deve a Bruxelles tutti quei pagamenti per il finanziamento dell'Unione spalmati in un programma di 7 anni e 22 miliardi, al quale l'ex premier Cameron ha dato il via libera. E ancora tutti i conti non pagati per i progetti che la Ue ha programmato di finanziare. Infine 10 miliardi di pensioni per i funzionari europei. Quanto basta per far infuriare pro e anti Brexit.
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