Cronache

Guerriglia di Milano: la mano degli anarchici

​Un'accozzaglia di gruppuscoli non politicamente orientati. Che, sentito il tam tam dell'iniziativa anti Covid lanciato online intorno alle 19 di lunedì sera, hanno deciso di scendere in strada e metterci del loro

Guerriglia di Milano: la mano degli anarchici

Un'accozzaglia di gruppuscoli non politicamente orientati. Che, sentito il tam tam dell'iniziativa anti Covid lanciato online intorno alle 19 di lunedì sera, hanno deciso di scendere in strada e metterci del loro, cioè creare più caos possibile. Questo l'identikit degli autori dei disordini scoppiati tra piazzale Loreto, via Pergolesi, corso Buenos Aires e il Palazzo della Regione Lombardia. L'unico nome noto della realtà anarchica però non è proprio quello di una figura di secondo piano. Parliamo della «solita» Sara De Donno, la 33enne originaria di Gagliano del Capo (Lecce) ma da sempre residente nel Milanese, a Nerviano e finita, tra l'altro, da un paio di settimane a processo per l'imbrattamento della sede di CasaPound a Grosseto del febbraio di tre anni fa (è stata rinviata a giudizio insieme al 30enne Francesco Bisetti). I due, sempre sui fatti di Grosseto, dovranno rispondere anche della mancata comunicazione alle autorità del possesso di due candelotti esplosivi di circa 30 grammi ciascuno, trovati sul tetto dello stabile dove furono bloccati.

Insieme alla De Donno l'altra sera in questura sono stati portati altri sei anarchici, tutti stranieri, tutti con piccoli precedenti alle spalle, ma anche illustri «signori nessuno» per la Digos di Milano e - questo il dettaglio forse più singolare - tutti (De Donno compresa) appartenenti al gruppo dei «Galipettes» e provenienti quindi dal palazzo di via dei Mille 40, occupato in zona Monforte venerdì e sgomberato proprio ieri mattina dalla questura. Per il resto, nel totale delle 28 persone, perlopiù uomini (tra cui 14 sono minorenni) che lunedì sera la polizia ha accompagnato in questura per accertamenti dopo i disordini e che adesso sono stati denunciati a piede libero con l'accusa di danneggiamento e violenza a pubblico ufficiale (c'è stato anche un poliziotto del Reparto Mobile contuso alla testa) gli investigatori ci tengono molto a puntualizzare che non ci sono soggetti politicamente orientati e che quindi l'operazione di danneggiamento non è stata, per usare un termine poliziesco-politico, «strutturata».

«Tra i 28 denunciati ci sono dieci stranieri. Si tratta di marocchini, tunisini, romeni e sudamericani conosciuti dalla polizia milanese solo per reati comuni come furto aggravato, ricettazione, porto abusivo di armi, maltrattamenti in famiglia, danneggiamento e rapina - spiegano in via Fatebenefratelli -. Anche durante il corteo abbiamo controllato una valanga di gente, ma che non risulta appartenere ad alcun genere di movimento politico». Certo: che ci fosse una regia anarchica dietro i fumogeni e le bombe carta dell'altra sera è stato il primo pensiero di molti tra gli investigatori milanesi. I centri sociali, anarchici in testa, si sono fatti sentire nei loro sit in contro l'apertura a fine settembre del Centro di permanenza per il rimpatri di via Corelli. E quando il 12 ottobre nel Cpr la situazione si è fatta effervescente e i 75 ospiti hanno spaccato porte, finestre e rubinetterie, tentando pure la fuga, alcuni soggetti anarchici particolarmente rivoluzionari si sono infilati nella protesta.

Non si esclude la presenza di anarchici anche tra i blackblock che sempre lunedì hanno messo a ferro e fuoco e saccheggiato i negozi a Torino. «Gli scontri in piazza Castello ci hanno visto contrapposti a parecchi tifosi ultrà - ha detto il questore Giuseppe De Matteis -, mentre all'assalto ai negozi hanno partecipato essenzialmente ragazzi, già dediti alla deliquescenza.

C'era però un'organizzazione e un obiettivo condiviso: ricreare situazioni di violenza».

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