Harry fa il tifo per la nonna: "Non vogliamo la sua corona"

Il principe svela il fuggi fuggi di casa Windsor davanti al potere. Ma quello d'Inghilterra non è solo un trono

Harry fa il tifo per la nonna: "Non vogliamo la sua corona"

Lunga vita alla regina. Elisabetta d'Inghilterra non è accerchiata da condor e iene. Nessuno aspetta che la sovrana deponga la corona e si faccia da parte. Nessuno osa parlarne. Harry, il principe ribelle, ha ribadito un concetto di nobile pensiero, verrà il tempo, il tempo giusto ed opportuno, in cui gli eredi si assumeranno le responsabilità e affronteranno i doveri. Così di usa fare in una grande dinastia, non certo là dove c'è da spartirsi le proprietà immobiliari, le quote sociali, autovetture e monili. I Windsor sono un caso a parte, non c'è un consiglio di amministrazione pronto ad intervenire in caso di decesso, come accadde, ad esempio, a Torino, con la morte di Gianni Agnelli, la mattina stessa dell'ufficio funebre. Il trono di Elisabetta non rappresenta un'ambizione ma un dovere, nei confronti del popolo, qui sta la differenza tra un politicante o un affarista e la nobiltà storica. La regina non è una santa da venerare e celebrare con i pellegrinaggi, è un'istituzione e in quanto tale, per la cultura inglese, va rispettata e tutelata. Il suo speech è più atteso del discorso di qualunque primo ministro a Downing Street, la sua personalità va oltre il canale della Manica, la sua figura, ormai minuta per gli anni, resta maestosa per l'importanza che ha rivestito e la discrezione che l'ha accompagnata in oltre mezzo secolo di regno.

È una storia affascinante e strana, come risulta bizzarro che esistano altre case reali, una dozzina soltanto in Europa (contando anche le monarchie parlamentari di Andorra e quella assoluta del Vaticano) ma che i media e la gente comune ritengano Buckingham una esclusiva monarchica mentre i sovrani di Belgio, Danimarca, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Principato di Monaco, Svezia sembrino pastori del presepe davanti alla greppia di Londra.

Il secolo di Elisabetta non può essere ridotto a una semplice staffetta; Filippo di Edimburgo, suo consorte, si è fatto da parte nelle visite diplomatiche (è stato ricoverato per una infezione che lo molesta da tempo) ma il resto della Windsor family resta a distanza discreta dalla sovrana, non soltanto nelle fotografie ufficiali. Verrà il giorno e il cambio della guardia a Buckingham sarà veramente un evento epocale e non turistico come accade ogni mattina alle 11.30, accompagnato dalla fanfara. Ma non è ancora quel tempo e questo ha voluto dire e significare il nipote di Elisabetta, sapendo che quel trono non è una comoda sedia dalla quale osservare il mondo. Semmai è il contrario, sarà il mondo a osservare e giudicare colui il quale prenderà il posto di Elisabetta. Il figlio Charles? Il nipote William? I giochi non sono aperti se non per gli scommettitori. Harry è il quinto in successione, non sarà il suo turno ma non vuole nemmeno esserlo. Anche perché ha detto di voler continuare la missione di sua madre, la lezione di Diana, che, a volte ribaltando il protocollo, ha vissuto una vita anche «ordinaria», vicina alla gente che soffre e non soltanto tra gli stucchi e gli onori di corte.

Winston Churchill così descrisse Elisabetta il giorno dell'incoronazione: «Una donna, una madre, una sovrana che esprimerà nel suo felice regno le tradizioni e le glorie di queste isole». Chi potrà usare le stesse parole e per quale sovrano d'Inghilterra?

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