Emanuela Fontana
Ha visto le braccia fasciate di arancione dei volontari della Protezione civile, il rosso dei vigili del fuoco, sentiva le grida dei poliziotti, nel giallo e blu delle lamiere che lo circondavano, quei treni colorati accartocciati come fisarmoniche dopo lo scontro. È stato un bambino uno dei primi feriti salvati nel labirinto di ferraglia e sangue, lamenti di uomini e donne incastrate che cercavano di liberarsi nel groviglio dei due treni distrutti nell'incidente ferroviario tra gli ulivi di Andria. Il caldo che martellava le spalle, il canto straziante e fortissimo delle cicale. Subito i soccorritori hanno trovato il bambino, caricato in tempi velocissimi su un elicottero verso l'ospedale di Barletta. Di lui si è saputo poco nel corso della giornata, ritmata dall'incalzare del numero dei morti, prima dieci, poi undici, venti, ventitré. Ma non era l'unico bimbo che ricorderà la mattina del 12 luglio, quella scossa violenta che all'improvviso ha fatto schizzare tutti in avanti, un treno dentro l'altro, i corpi uno sull'altro, due carrozze completamente in pezzi. Su quell'unico sventurato binario che corre tra gli ulivi c'erano molti pendolari che raggiungevano l'aeroporto, studenti e famiglie. Bambini. E sono stati loro, secondo i racconti dei soccorritori, i primi a liberarsi, loro piccoli, capaci di trovare dei pertugi per uscire. Il più piccolo ha vissuto tutto nella pancia della mamma. «Sono incinta all'ottavo mese», racconta una donna ridendo e piangendo. Piange per la paura, dice che si è sentita «portare in avanti» e «ho visto mio padre e mia sorella con il sangue». Ma sorride, perché lei sta bene, è tutto a posto, il bambino ha sentito, sarà sobbalzato con lei, ma sono salvi.
Come è salva una coppia di anziani. Parlano in dialetto, concitatamente. Lei racconta che cosa ha fatto quando si è trovata sommersa all'improvviso da macerie, lamiere, corpi. «Scalza ho tirato le macerie e le lamiere e sono passata sulle persone a terra, ho scavalcato dice e piange ai microfoni di Telesveva ho scavato i corpi nelle lamiere» e così è arrivata a suo marito. Lui non riesce a parlare, non sa spiegare. Tra qualche giorno, quando capirà di essere un sopravvissuto, ricorderà le mani di sua moglie, che ha pensato a lui prima di mettersi in salvo.
Un uomo stava ascoltando la musica quando ha sentito il sobbalzo. Si è trovato a terra e ha visto a terra anche il controllore, «non si poteva muovere». Ha aspettato cinque minuti prima di uscire dal labirinto «mi faceva male la gamba, mi fa male anche adesso». Poi ce l'ha fatta, ha lottato con il dolore, ha strisciato e si è rialzato, «e ho visto l'inferno». I giovani hanno aiutato i più anziani e i più spaventati. Nei primi minuti è stato tutto concitato, urla, barelle che andavano e venivano dai treni. Alcune famiglie si sono divise. Una madre ha trovato sua figlia, una ragazzina ferita ma non in gravi condizioni, solo ore dopo, all'ospedale di Barletta dove è corsa a cercarla disperatamente.
Il Comune di Andria ha allestito un punto di
soccorso psicologico e di ricongiungimento tra familiari nel palazzetto dello sport, e decine di andrisani hanno portato cibo, medicine, per essere utili, mentre la Croce Rossa aggiornava l'elenco dei morti e dei feriti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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