Hotel, palasport, caserme Dove finiscono i profughi

Dal Piemonte alla Puglia, dal Trentino-Alto Adige al Lazio, dalla Liguria alla Sardegna, dalla Toscana alla Sicilia, i profughi si sono riversati come una piena su tutta la Penisola, occupando tutto l'occupabile

Hotel, palasport, caserme Dove finiscono i profughi

Hotel a cinque stelle, palasport, caserme dismesse, ex colonie estive, istituti ecclesiastici, dimore storiche, residence. Dal Piemonte alla Puglia, dal Trentino-Alto Adige al Lazio, dalla Liguria alla Sardegna, dalla Toscana alla Sicilia, i profughi si sono riversati come una piena su tutta la Penisola, occupando tutto l'occupabile, secondo lo strampalato piano alfaniano del ministero dell'Interno.

Luoghi storici, in alcuni casi protetti dalle sovrintendenze, in barba a regole e leggi che per gli italiani sono severissime. Come quando il prefetto di Milano decise di mettere i migranti a dormire nelle strutture in plexiglas destinate ai negozi della stazione Centrale, in bella vista davanti ai milioni di turisti in visita all'Expo.

Milioni di metri quadrati di superficie che potrebbero essere riqualificati e adibiti ai più disparati utilizzi e che, invece, vengono lasciati all'abbandono in mano a persone che, in nove casi su dieci, li distruggono. In Toscana, ad esempio. Nella regione con più ricchezze artistiche d'Italia, i 7mila migranti accolti a braccia aperte dal governatore Pd, Enrico Rossi, sono stati destinati perlopiù a immobili di proprietà delle Asl. Quello di Arliano, Lucca , era stato messo all'asta a 3,5 milioni di euro per farci un nuovo ospedale. Ora ci sono i migranti accolti anche nel centro storico di Lucca, vicino alla Torre Guinigi. A Firenze , il federmaresciallo renziano, Dario Nardella, apre i portoni di Villa Basilewsky, storica dimora affrescata, oggi centro sanitario vicino ai giardini della Fortezza da Basso. Regalati a cento profughi anche dodici appartamenti nella zona di Novoli, area di nuova espansione della città. Alloggi per rifugiati nei centri storici di Livorno e Massa . E Pisa ha optato per la struttura di Piaggerta, nella tenuta di San Rossore, una delle aree naturalistiche più belle d'Italia. Tredici di loro sono alloggiati all'hotel «La Rosa dei venti», con piscina. Intervistati dal Tirreno confessano di non trovarsi bene: «Ci annoiamo». Nel senese, San Giovanni d'Asso , paesino di 900 anime della bellissima Val d'Orcia, deve sorbirsi un'altra decina di africani. A Montecatini Terme e Pescia , la città dei fiori, sono stati gli albergatori ad offrire i loro hotel.

A proposito di hotel. Qualche giorno fa trecento immigrati hanno devastato l'hotel Di Francia di Giugliano in Campania lamentando la mancanza di wi-fi e soldi in contanti. Una rivolta simile a Lampedusa nella Casa della Fraternità della Caritas: hanno rotto porte, finestre e bruciato i materassi al grido di «Allah Akbar». In Puglia, circa 200 africani vivono da 8 mesi nel capannone dell'ex fabbrica Set, spostati dal convento di Santa Chiara a Bari .

A Genova sono stati messi al Palasport nel quartiere della Foce e in un istituto della Caritas migrantes, in centro. E una Onlus romana ospita 120 immigrati in un parco pubblico adibito a scolaresche e famigliole. L'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco ha, infine, aperto un ex seminario per sacerdoti a 40 profughi. Ben 93, inoltre, gli hotel messi a disposizione dalla Prefettura, da Santa Margherita a Ventimiglia , abbandonati o dismessi, che potevano diventare strutture turistiche.

Nella Riviera opposta, quella Romagnola, c'è l'imbarazzo della scelta. Sono sbarcati a decine tra gli alberghi di Miramare e Rimini Sud, occupando anche tante ex colonie estive risalenti all'epoca fascista, da Cattolica a Ravenna . Degna di nota è la storica discoteca «Paradiso» di Rimini che di storico ha ora solo il degrado: chiusa dal 2011 è rifugio di balordi e immigrati. Pensare che basterebbero 300mila euro per sistemarla.

Salendo al Nord lo sguardo si sofferma su Sulzano , 1.969 abitanti in provincia di Brescia: hotel Alpino, vista lago. Ospita 16 profughi, molti provengono dal Togo, paese che la guerra non l'ha quasi mai vista. Un disoccupato bresciano, con 5 figli a carico e senza casa, ha provato a chiedere se avevano una stanza anche per lui. Non l'hanno neppure fatto entrare.

Infine c'è lo strano caso di Salorno , ridente paesello di 3.500 abitanti in provincia di Bolzano (21% di immigrati).

Nelle liste riservate a cittadini italiani e tedeschi, che hanno diritto per legge ad una quota di alloggi sociali maggiore rispetto agli stranieri, gli extracomunitari scavalcano gli autoctoni. Un letto e una minestra calda non la neghiamo mai a nessuno.

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